Tutela legale

4.1 Supervisione e vigilanza

Chi sceglie di aderire a movimenti o ad ordini religiosi, a qualsiasi livello, non segue nessun percorso di discernimento e di valutazione antropologica integrale del cammino spirituale proposto come ideale di vita. Tutte le meditazioni, le letture spirituali e gli insegnamenti teologici e morali, sono basati sugli scritti dei fondatori e filtrati dal loro pensiero .

Non c’è possibilità di critica o di valutazione collettiva e comunitaria delle decisioni prese sia a livello delle singole comunità di vita che a livello dell’intera opera.

Sarebbe, quindi, opportuno prevedere una forma di supervisione permanente dei movimenti ecclesiali e delle famiglie religiose, sia da parte della Santa Sede che da parte di una figura professionale, specializzata nell’ambito psicologico o sociale, e un periodo di propedeutica all’ingresso, per chi intende consacrarsi, che garantisca un’esperienza di crescita non solo spirituale, ma anche umana e psicologica.

Manca un cammino di discernimento e un percorso psicologico personale di conoscenza di sé, che favorisca un approccio equilibrato alla vita consacrata, evitando così le derive di potere e autoreferenzialità, che lo stato di vita, soprattutto in ruoli di autorità, potrebbe comportare. Come per le istituzioni e le associazioni civili, lo Stato dovrebbe prevedere anche per gli enti ecclesiastici e i movimenti una normativa specifica di regolamentazione e di controllo. Soprattutto perché l’adesione avviene in tenera età, quando ancora non è pienamente concluso il processo di identificazione degli individui.

L’adesione a questi movimenti avviene spesso senza un’opportuna valutazione del percorso individuale dei singoli.

Gli ideali proclamati si riducono a mera adesione, succube di dogmi preconfezionati e per nulla compatibile con una piena realizzazione dell’essere umano. Le decisioni, inerenti alle scelte della vita dei singoli, passano solo attraverso l’avvallo dell’autorità, basato su opinioni del tutto soggettive e arbitrarie, che non tengono conto delle aspirazioni o delle inclinazioni dei soggetti che si affidano a quella decisione, dispensando tutte le loro energie in un cammino molto esigente e totalizzante, derivante dall’autoritarismo dei responsabili.

La struttura dei movimenti ecclesiali e delle famiglie religiose si presenta come istituzione operante in unità con la Chiesa e con lo spirito evangelico, celando tuttavia, in modo non sempre evidente all’esterno, e chiaro solo per chi ne è all’interno, un’organizzazione gestita da un’autorità molto esigente e quasi dispotica.

È necessario quindi che per i movimenti e gli ordini religiosi venga predisposta una normativa opportuna, inserita nell’ordinamento giuridico, e la possibilità di ispezioni amministrative degli statuti e della loro organizzazione da specifici organi di controllo, in modo da evitare la deriva dell’autoreferenzialità.


Testo di Martina Castagna, Luigi Corvaglia, Paolo Florio, Guido Licastro, Maurizio Montanari, Emanuela Provera, Federica Roselli, Cecilia Sgaravatto e Monique Van Heynsbergen, tratto da Riflessioni giuridiche ed etiche sull’esperienza di adesione alle famiglie religiose e ai movimenti ecclesiali della Chiesa Cattolica. Giustizia e tutela dei diritti nella vita delle comunità ecclesiali (febbraio 2023).

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