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La fragile salute mentale di Chiara Lubich

News pubblicata il 24 ottobre 2022 • Testo di Oref

Rendiamo pubblica la preziosa testimonianza di un ex focolarino consacrato che affronta — dal punto di vista storico — il delicato tema della salute mentale di Chiara Lubich, mettendo in luce le reazioni delle prime compagne alle sofferenze psichiche patite dalla fondatrice dei Focolari.

Misurato e pieno di rispetto, il testo è del tutto privo di

demonizzazioni, complotti, toni “noir” [...] perché la storia è molto più interessante della fiction e la storia del Movimento dei Focolari e della sua fondatrice è una storia che contiene molte delle passioni, delle belle idee e dei crimini del nostro secolo, grandi ideali e tradimenti istituzionali, desiderio di autenticità ed eterogenesi dei fini, comunismo, femminismo, laicato cattolico, politica e fede, il tentativo di “risacralizzare” il mondo nell’epoca della società di massa e molto altro.

L’autore inquadra l’esperienza mistica vissuta da Chiara nel ’49 come un fenomeno straordinario non privo di pesanti risvolti psichici: a causa della particolare rudezza e chiusura usate dalla Chiesa nei confronti della giovane trentina, il cosiddetto Paradiso fu per lei un peso terribile da sostenere. A partire dal ’51 Chiara viene studiata dal Sant’Uffizio, che la convoca quotidianamente per torchiarla con grande durezza.

Un trauma terribile per Silvia/Chiara, che a mio parere subisce un colpo dal quale mai più si riprenderà. La depressione che la colpirà poi ciclicamente nasce ora. Il gruppo si stringe attorno a lei ancora di più e la depressione viene letta e interpretata come “triplice notte”, leggendo Giovanni della Croce e poi santa Teresa d’Avila, e quindi l’autopercezione di santità mette radici solide: la prima a non potersi fidare della Chiesa è proprio lei e questo è troppo per la struttura psicologica di una ragazza trentina sinceramente e profondamente cattolica. È qui a mio parere che nasce l’intreccio davvero mortale tra psicologia, religione, potere del gruppo e fondatore.

È della stessa opinione lo psicosociologo belga Vincent Hanssens, secondo cui

le derive [del Movimento] si originerebbero piuttosto da un’interazione tra la personalità della fondatrice e le manipolazioni da lei subite ad opera del suo entourage. Manipolazioni forse più incoscienti, perfino ingenue, che realmente intenzionali.1

La testimonianza integrale dell’ex focolarino consacrato è accessibile qui.

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