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Chiara Lubich non è modello da imitare

Testo di Padre Ignace Berten

S. E. Mons. Angelo Amati, delegato episcopale per la causa di beatificazione della Serva di Dio Chiara Silvia Lubich, Fondatrice dell’Opera di Maria/Movimento dei Focolari, lei è responsabile del processo per una possibile beatificazione di Chiara Lubich. Desidero comunicarle le mie gravi inquietudini a questo proposito. Sono domenicano e teologo. Possiamo riconoscere la profondità della fede di Chiara Lubich e certamente la sua sincerità. E, io penso, la qualità del suo stile di vita personale (ma su questo punto sono totalmente ignorante).

Possiamo anche riconoscere che sia stata oggetto di una vera esperienza mistica. L’espressione mistica si trova in un registro diverso da quello della teologia, e questa differenza di registro deve essere presa in considerazione. Si osserva anche che, frequentemente, tra i mistici femminili (ma non solo), la dimensione affettiva dell’esperienza è molto forte (nozze, sentimenti di unione...). Detto e riconosciuto questo, non si può fare a meno di interrogarsi su alcune delle espressioni di Chiara Lubich, perché non solo la riguardano a titolo personale, ma anche per il fatto che è l’iniziatrice di un movimento, quello dei Focolari, e che in quanto fondatrice e fino alla sua morte la sola superiora di questo movimento, vi è interferenza tra queste espressioni e la vita del movimento, la sua spiritualità e il suo funzionamento interno.

Due tipi di espressioni sono particolarmente problematiche in questa prospettiva. Nel suo rapporto con i membri del movimento dei Focolari, in qualche modo si è istituita come mediatrice del rapporto con Dio al posto di Cristo.

«Ogni anima dei Focolari ha da essere una mia espressione e null’altro. La mia Parola contiene tutte quelle delle focolarine e focolarini. Io li sintetizzo tutti. Quando io appaio così dunque devono lasciarsi generare da me, comunicarsi con me. Anch’io, come Gesù, debbo dir loro: "E chi mangia la mia carne ... ". Per vivere la Vita che Dio ha loro data, essi debbono nutrirsi del Dio che vive nella mia anima. Il loro atteggiamento di fronte a me deve essere un nulla di amore che chiama l’amore mio»1

«I Focolarini sono dunque Gesù ora ed io sono il Padre per essi. Essi possiedono la preghiera ultima come propria per le loro anime e pregano direttamente il Padre passando attraverso il mio nulla. [...]. Siamo quindi tutti eguali come identica è la mano al capo: solo che la mano per agire (ed è lei che agisce) deve sottomettersi al capo: così noi Focolarini siamo tutti Gesù e siamo Gesù se ci sottomettiamo all’autorità. (che per voi è in me) che è Gesù-Padre»2

La concezione dell’unione implica la perdita della propria personalità:

«L’Unità è Unità dunque ed un’anima sola deve vivere: la mia, e cioè quella di Gesù fra noi che è in me. Queste focolarine che così agiscono sempre sono perfette. Esse sono Gesù fra noi con me. Perché nulla si sono tenute (ed hanno perso coll’anima anche le ispirazioni parziali), hanno tutto»3

«Per vivere Gesù Abbandonato bisogna vivere la volontà di Dio. La volontà di Dio, infatti, è sinonimo del vivere Gesù Abbandonato perché vivendola si dà la morte alla propria volontà, come, del resto, amare gli altri è sinonimo di amare Gesù Abbandonato»4.

Nota importante: gli scritti spirituali e mistici dicono, abbastanza frequentemente, che bisogna rinunciare alla propria volontà. Si tratta sempre di rinunciare alla propria volontà in ciò che è opposto alla volontà di Dio. Qui l’espressione va oltre, ed è per questo che è fondamentalmente ambigua: dare la morte alla propria volontà e infatti negare la propria personalità che è essenzialmente fatta di intelligenza, di volontà e di cuore.

«2 dicembre 1946, ore 11. Non c’è Unità se non là dove non esiste più personalità. Non dobbiamo fare un “miscuglio”, ma una “combinazione” e questa sarà solo quando ognuna si perderà nell’Unità al Calore della Fiamma dell’Amor Divino. Che resta di due o più anime che si combinano? Gesù - l’Uno. [Nessuno dà tanta gloria a Dio quanto Dio e Dio c’è in un’anima che si annulla perché il Cristo riviva in Lei e nel Cristo il Padre – e fra due anime che fondendosi (annullamento reciproco amoroso, risultato da un’eroica umiltà e da un ardente amore) danno risalto al Cristo. Quando l’Unità passa, lascia una sola orma: il Cristo.]5 Chi si fonde nell’Unità, perde tutto ma ogni perdita è guadagno. L’Unità esige anime pronte a perdere la propria personalità, tutta la propria personalità. Perché l’Unità è Dio e Dio è Uno e Trino. I 3 vivono unificandosi per la loro stessa natura: Amore e unificandosi (=annullandosi) si ritrovano 3 → 1 → 3 = I 3 si fanno uno per amore e nell’Unico Amore si ritrovano»6

Ripeto che occorre poter distinguere il linguaggio mistico, che non sempre deve essere preso alla lettera, dal linguaggio teologico. C’è comunque motivo di interrogarsi sul carattere difficilmente accettabile per la fede di alcune espressioni di Chiara Lubich. Le conseguenze di questa spiritualità sul funzionamento pratico del movimento dei Focolari e delle diverse comunità del movimento possono essere considerevoli e molto inquietanti per le persone: l’identificazione diretta del pensiero di Chiara Lubich con la volontà di Dio e la sua auto-istituzione come unica mediazione del rapporto con Dio santificano una forma di obbedienza a tutti i livelli, in cui viene abolita la possibilità di discernimento personale: la rinuncia alla propria personalità viene promossa come virtù. Ciò apre alla manipolazione spirituale, alla negazione della libertà e della responsabilità personale. E tramite ciò apre a certe derive tipicamente settarie. Le testimonianze dei membri dei Focolari che hanno lasciato il movimento mostrano che questo ascendente sulla persona e la sua coscienza ha avuto effetti psicologicamente distruttivi.

Non sostengo che Chiara Lubich fosse cosciente delle conseguenze istituzionali della sua spiritualità personale. Ma credo che nell’indicarla come modello da imitare, tramite la beatificazione, si mascherino questi effetti oggettivi e le caratteristiche più oscure di questa spiritualità.

Rispettosamente,
Ignace Berten7

Padre Ignace Berten

1. Lettera, Roma 23.11.1950.
2. Lettera, Trento 11.9.1950.
3. Lettera, Roma 23.11.1950.
4. Vera Araújo, Il Patto del ’49 nell’esperienza di Chiara Lubich, Città Nuova/Studi interdisciplinari della Scuola Abba, Roma 2012, p. 13.
5. Questa parentesi non è menzionata nel libro di Chiara Lubich Gesù in mezzo (Città Nuova 2019). Vi troviamo, in sostituzione, dei puntini di sospensione. La parentesi è invece riportata integralmente a p. 3 del documento L’Unità, estratto del 2 dicembre 1946, ore 11:00.
6. Nuova Umanità XXIX (2007/6) 174, pp. 605-611 e Chiara Lubich, Judith Marie Povillus (ed.) e Donato Falmi (ed.), Gesù in mezzo, Città Nuova, Roma 2019, p. 67.
7. Fonte: Adista Documenti, n. 41, 20.11.2021.

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