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«Roba vecchia». Lettera aperta a Fabio Ciardi

News pubblicata il 5 settembre 2022 • Testo di Gordon Urquhart

Gordon Urquhart risponde con una lettera aperta alla recensione di La setta divina pubblicata da Fabio Ciardi sul proprio blog lo scorso 19 maggio 2022.

“Si chiamano a commentare quegli scritti [le “visioni” di Chiara Lubich, conosciuti come “Paradiso del ’49”] autori di scarso livello – come teologi, non come persone! – che mostrano di non avere dimestichezza con i testi mistici. Si cita Gordon Urquhart (roba vecchia)...”
Fabio Ciardi, “Parlare di mistica senza competenza”, 19.5.2022 (blog personale)

Gentilissimo Professore Fabio Ciardi,
di solito, come autore, regista e giornalista, seguo la vecchia e buona tradizione di non rispondere mai alle critiche — positive o negative che siano. È sempre meglio prendere una posizione spassionata, anche (ma non solo) perché non si sa mai quali siano i motivi dietro quelle critiche. Le assicuro che sono ben cosciente di questo aspetto nelle critiche al mio lavoro.

Nel caso della sua recensione di La setta divina (suo blog, 19 maggio 2022), però, c’è qualcosa di diverso, perché non sono tanto io come scrittore che lei critica — in maniera perfino accettabile; a mio parere, lei sta cercando di coprire accuse sempre più giustificate e dimostrabili contro il Movimento dei Focolari e Chiara Lubich, quando si riferisce al mio contributo a quel libro (intervista e testimonianza personale sui miei nove anni nel Movimento, di cui cinque come focolarino celibe) scrivendo:

Gordon Urquhart (roba vecchia)

Un commento di tale banalità suggerisce che uno non vuole — o forse non può — difendersi o difendere l’obiettivo del discorso, cioè il Movimento dei Focolari. Non c’è molta differenza tra “roba vecchia” e le critiche ad personam che hanno usato i focolarini stessi per screditare il mio libro Le armate del Papa (Ponte alle Grazie, 1996); non mi hanno mai accusato di fare affermazioni false. Hanno scritto per esempio: “Non si può credere a quel che dice perché è divorziato [ma sono stati i focolarini a ordinarmi di sposarmi]; è stato in cura da uno psichiatra [mandato dai focolarini] ed è diventato omosessuale [ma è stato Dio, nella sua sapienza, a crearmi cosi!]”. “Roba vecchia” e critiche ad personam sono gli argomenti di chi non ha argomenti.

Dato che Lei è un accademico, devo chiederle: cosa direbbe se una sua studentessa o studente usasse un argomento del genere per rifiutare il parere di una pensatrice o uno scrittore “vecchia/o”? Per esempio, Platone è “roba vecchia”? Omero è “roba vecchia”? Dio ce ne scampi, Chiara Lubich è “roba vecchia”? Gesù stesso — è anche lui “roba vecchia”?

Se Lei usasse questa categoria quando insegna, poveri i suoi studenti! È un tentativo molto meschino di avere la meglio in un dibattito. Il modo di ragionare di Socrate è ancora attuale in ambito filosofico: consiste nel fare domande. E la domanda che si dovrebbe fare non è “è vecchio o nuovo?”; la domanda da fare è piuttosto “È vero o no?”, e poi cercare prove ed evidenze. Finora — dopo ventisette anni — nessuno ha dimostrato che quanto ho scritto ne Le armate del Papa sia falso.

Se Lei avesse fatto le dovute ricerche, saprebbe che il mio lavoro sul Movimento dei Focolari, lungi dall’essere “roba vecchia”, è proseguito negli anni. Da quando ho scritto Le armate del Papa mi arrivano continuamente testimonianze gravissime di abuso di tutti tipi subite nel Movimento dei Focolari — al punto che, da quando ho scritto la prima versione del libro in inglese nel 1995, ora credo che gli abusi nel Movimento dei Focolari siano molto peggiori di quanto pensassi allora. Nel 2013 ho interrotto l’attività di counselling perché i casi di persone danneggiate dal Movimento che chiedevano il mio aiuto erano così gravi che il buon senso non bastava per aiutarli. Nel 2020 ho lanciato un nuovo blog — popesarmada25.blogspot.com — per riprendere e aggiornare le idee di Le armate del Papa, perché mi sono accorto — consultandomi con esperti su sette ed ex membri del Movimento, molti dei quali usciti negli ultimi anni — che le idee del mio libro erano sempre più attuali — altro che “roba vecchia”.

Allo stesso tempo mi sono accorto, con una certa sorpresa, che la mia analisi sui “nuovi movimenti cattolici” non è affatto considerata “roba vecchia” da Papa Francesco e dal Vaticano che lui sta riformando. In discorsi e documenti, il Papa ha ripetuto — usando parole simili, ma in alcuni casi identiche — le idee chiave di Le armate del Papa. Per esempio, nel suo discorso all’Assemblea Generale del Movimento del 6 febbraio 2021, ha parlato — con riferimento a quello che io ho chiamato “culto della personalità della Lubich” — del periodo “dopo-Fondatrice”, dicendo:

Ogni carisma è creativo, non è una statua di museo, no, è creativo. [...] L’autocelebrazione non rende un buon servizio al carisma.1

Su quello che io ho definito l’obiettivo principale del Movimento — ovvero il reclutamento — ha detto:

il Vangelo è destinato a tutti, ma non come proselitismo.2

Precisa questo concetto e parla del bisogno di

evitare ogni autoreferenzialità, che sempre è un peccato, è una tentazione quella di guardarsi allo specchio. No, è brutto questo. [...] Questo evitare ogni autoreferenzialità, che non viene mai dallo spirito buono, è quello che auspichiamo per tutta la Chiesa: guardarsi dal ripiegamento su sé stessi, che induce a difendere sempre l’istituzione a scapito delle persone, e che può portare anche a giustificare o a coprire forme di abuso. Con tanto dolore lo abbiamo vissuto, lo abbiamo scoperto in questi ultimi anni. L’autoreferenzialità impedisce di vedere errori e mancanze, frena il cammino, ostacola una verifica aperta dei procedimenti istituzionali e degli stili di governo.3

Testimomianze sempre in crescita da tutte le parti del mondo danno esempi identici di varie forme di abuso nel Movimento, costruendo un quadro di problemi che non sono isolati o colpa di singoli (che è il punto di vista che il Movimento cerca di diffondere), bensì problemi sistemici, proprio come abbiamo visto con la pedofilia nella Chiesa (anche se nel Movimento dei focolari si tratta di una varietà di abusi, di cui la pedofilia è solo uno). Negli anni Novanta l’allora Cardinal Ratzinger, insieme ai seguaci della sua amata Comunione e Liberazione, negava furiosamente che esistessero — come suggeriva la teologia della liberazione — “strutture di peccato”, ovvero strutture dove il peccato era sistemico; secondo lui, il peccato era sempre e solo la colpa di un singolo. Dal punto di vista sociologico, questa idea si regge su un terreno molto traballante, ma una persona — anche se si definisce un illustre teologo — che nega che la Chiesa sia una “struttura di peccato” dopo l’esperienza degli ultimi vent’anni in cui è venuto a galla ogni forma di abuso sessuale di minori in tutto il mondo, è da considerare semplicemente come un idiota. L’altro giorno ho trovato su Internet una persona del genere, appartenente al Movimento, che ha affermato:

L’abuso non può essere sistemico perché non è successo a me!

Ma scherziamo? Qui presento alcuni degli abusi più pericolosi e dannosi del Movimento dei Focolari, che ho analizzato ventisette anni fa e che sono indiscutibilmente sistemici e certamente non “roba vecchia” — o perché derivano direttamente dalle pratiche del Movimento così come le ha stabilite della Lubich, o perché costituiscono le fondamenta degli insegnamenti, anche in questo caso prescritti dalla fondatrice.

1

Per ottant’anni, la pastorale dei Focolari (una parola piuttosto importante nella Chiesa al di fuori del Focolare, ma che io non ho mai sentito pronunciare nel Movimento) si è basata su un fondamento che infrange due punti della legge canonica, creando abusi catastrofici (ne abbiamo l’evidenza) nelle menti e nelle anime degli individui (anche se so che l’individuo non conta in un Movimento dove “non c’è Unità se non là dove non esiste più personalità”4). Questi due punti sono: 1) distinzione tra foro interno e foro esterno; 2) manifestazione della coscienza forzata.

Questo sistema si basa sul concetto di Lubich del “colloquio privato”, un’illecita invasione della coscienza individuale. È incredibile che una persona con il suo potere non abbia mai avuto una formazione pastorale approvata dalla Chiesa. Qui c’è una storia veramente spaventosa — che va indagata — di un abuso spirituale che ha coinvolto migliaia di persone. Come ha detto Papa Francesco rimproverando il Movimento:

[Bisogna osservare la] saggia distinzione tra foro esterno e foro interno che l’esperienza e la tradizione della Chiesa ci insegna essere indispensabile. Infatti, la commistione tra ambito di governo e ambito della coscienza dà luogo agli abusi di potere e agli altri abusi dei quali siamo stati testimoni, quando si è scoperta la pentola di questi problemi brutti.5

Se Lei vede il mio libro come “roba vecchia”, non fa un grande complimento al Vaticano che ha scoperto questi problemi solo ora, ventisette anni più tardi. È spaventoso che da quasi ottant’anni il lavoro pastorale del Movimento vada avanti in maniera completamente indipendente, in direzione contraria alle leggi della Chiesa. Una cosa è certa: solo i membri interni del Movimento, cioè i membri celibi, possono cogliere il livello di abuso di cui parla il Papa, ovvero le persone più coinvolte come oggetti o agenti dei metodi stessi. Questo lo rende un problema troppo fondamentale per poterlo risolvere dentro il Movimento: ci vuole un intervento da fuori — per esempio una Visita Apostolica — e un’indagine dettagliata degli archivi dei Focolari. Per avere un’idea degli orrori legati a questa “commistione“ di cui parla il Papa, basta leggere questo articolo nel mio blog.

2

Nel Movimento dei Focolari c’è un forte manicheismo che viene direttamente dalla weltanschauung di Chiara Lubich. Ricordo un brano del suo diario, scritto mentre trascorreva l’abituale vacanza estiva di due mesi in Svizzera. È salita in cima a una montagna e, arrivando lì, ha trovato delle cose normali — un caffè, un negozio di souvenir, altre persone. La sua reazione era stata: «Mondo, mondo, mondo», espresso chiaramente con disgusto, persino odio. Per Lubich, il termine “mondo“ — cioè la vita normale, del tutto innocua per altri — significava qualcosa di molto negativo. Nel lessico focolarino, anche la parola “umano”, bellissima e preziosa per la maggioranza delle persone, è un termine negativo. È interessante che un’altra fondatrice, Soeur Madeleine de Jesus, una persona molto umile (l’ho incontrata personalmente una volta) ma con idee molto mature e attuali, ha detto:

Prima di essere religiosi, siate umani e cristiani, con tutta la forza e bellezza che hanno le due parole.

Il dualismo che distingue tra spirito=buono / materia=male è alla base di una delle prime eresie della Chiesa e riemerge in ogni epoca. I manichei ne deducevano perfino che Gesù non era morto in croce, perché essendo Dio, non poteva essere veramente uomo — perché la materia è in sé malvagia. Lubich ha espresso il suo manicheismo nella frase “Vanità, vanità, tutto è vanita”, tratta dal libro più pessimistico del Vecchio Testamento, l’Ecclesiaste, versetto che — tra l’altro — è stato considerato un’espressione dell’esperienza della depressione. Quella citazione fa parte della “Storia dell’Ideale”, la mentalità fondamentale del Movimento, e significa: “niente di ciò che è umano, niente di ciò che è mondo ha valore”. Quando ho conosciuto il Movimento, da fuori avevo l’impressione che il fatto di vivere come un focolarino nel mondo — facendo un lavoro come una persona normale — desse valore a tutte le nostre azioni, a ogni lavoro. Ma in poco tempo, quasi senza rendermene conto in modo conscio, ho intuito che era vero il contrario. Quando ero molto giovane, avevo l’ambizione di diventare scrittore e regista di film, e già a quattordici anni i miei insegnanti mi incoraggiavano a mandare le mie opere di narrativa alle case editrici. Quando ne avevo sedici, partecipando a un concorso internazionale, ho vinto con un mio racconto uno stupendo viaggio a Roma di due settimane. All’età di diciassette anni avevo già scritto due libri per ragazzi di 80.000 parole ognuno. Sotto l’influsso del principio “vanità delle vanità”, li ho distrutti: erano qualcosa che il Movimento avrebbe chiamato “attaccamenti”. Peggio ancora, nel 1967, poco prima di incontrare i focolarini, avevo scritto al mio autore preferito, il grande E. M. Forster, autore di Passaggio in India e Camera con vista. Mi aveva risposto, spedendomi un’intera pagina scritta a mano, replicando con grande attenzione e tenerezza ai dettagli della mia lettera, usando il dolce umorismo che lo caratterizzava e incoraggiandomi per la mia ambizione di diventare scrittore. Adesso sarebbe un documento storico. L’ho distrutto — perché — secondo il cosiddetto Ideale — era da considerare “vanità delle vanità”. Dopo che ho lasciato il Movimento, ho raggiunto quegli obiettivi, soprattutto come regista, anche se con nove anni di ritardo. Se fossi rimasto nel Movimento, avrei buttato via i doni che Dio mi ha dato e forse avrei buttato via la mia stessa vita. Tanti focolarini (e mi riferisco in particolare ai maschi) negli anni Novanta e nel primo decennio del nuovo millennio si sono accorti di questo nell’ambito di tre grandi mezze “ribellioni“, e si sono lamentati di non poter usare i loro talenti nel contesto del Movimento. Per questa ragione, molti ne sono usciti. Trovo incredibile che — in un Movimento così grande, che si autocelebra in quella maniera — non ci sia nessun grande contributo artistico di rilievo. Mi ricorda i tempi di Stalin, quando un genio come Shostakovich viveva nella paura e i giovani comunisti facevano manifestazioni con cartelli che dicevano: “Viva la mediocrità!” Secondo me, il Movimento ha sempre favorito la mediocrità delle idee, dell’arte e perfino delle persone. È paradossale e molto preoccupante che un Movimento che parla di “inondazioni”, di “clarificazione” — espressioni tipiche delle setta — e di un completo rinnovamento della società6 abbia idee che assomigliano più a una rivoluzione culturale focolarina in stile maoista.

Ci sono poi molte prove di censure in atto nel Movimento. Le ho sperimentate personalmente quando ero direttore di New City in Gran Bretagna, arrivavano dalla parte femminile del Movimento e coinvolgevano la stessa Chiara Lubich. L’ho sperimentata quando hanno messo all’Indice focolarino il mio Le armate del Papa nelle varie lingue (c’è un’infinità di elementi che lo dimostrano, anche da testimonianze da parte di interni del Movimento). Chiara, suprema dilettante, metteva la sua firma su tutto quello che osava chiamare “arte“ nel Movimento — perfino le canzoni del Gen Rosso e del Gen Verde. Lubich era così poco educata nelle cose creative che si vantava di non essere mai stata interessata alle fiabe quando era bambina “perché non erano vere”. Mi domando come Carl Jung avrebbe commentato le parole di Chiara, lui che ha svelato il ruolo dell’inconscio collettivo contenuto nelle fiabe. E Guerra e pace o I fratelli Karamazov? Non valeva la pena leggerli perché non raccontavano storie vere? Chiara Lubich non si era accorta che gran parte del libro del Genesi adopera il genere letterario del mito? Ciò non vuol dire affatto che non sia vero! Una volta ho sentito Fede — uno dei primi focolarini e una persona con idee molto antiquate — dire: “Shakespeare conosceva benissimo l’uomo vecchio”. Che creatività possiamo aspettarci da un Movimento che la pensa così e non ha timore di imporre la censura?

In realtà — e l’ho sperimentato personalmente, dopo una vita professionale trascorsa in ambito creativo — qualsiasi tipo di invenzione o creazione artistica o scientifica richiede passione. Ma se si applica la filosofia della “vanità delle vanità“ e del sacrificio di tutti gli attaccamenti, che spazio resta per la passione? Ho spesso pensato che la filosofia che demonizza le espressioni mondo e umano tende sul lungo periodo a farci regredire ai secoli bui. Inoltre, come counsellor sono convinto che a nessuno oggi potrebbe giovare il fatto di cantare allegramente insieme a Chiara e ai primi focolarini “Nulla son!”, ovvero “sono niente”. Credo che, poggiando su fondamenta negative e nichiliste, la dottrina di Lubich sia all’origine dell’altissimo livello di malattia mentale che si trova fra i focolarini celibi — perfino tra i fondatori — il che ne fa una cosa molto distruttiva. Per fortuna, dopo che ho lasciato il Movimento, ho scoperto un vero, grande pensatore cattolico del ventesimo secolo: Pierre Teilhard de Chardin; nei suoi scritti, egli rivela un universo del tutto diverso, del tutto positivo, del tutto spirituale — anche nei suoi aspetti materiali. È interessante che una volta, il nostro capo-zona in Inghilterra negli anni Settanta, ci ha detto a cena che Teilhard era “troppo ottimista”...

3

Quando qualcuno ha risposte per tutte le domande, dimostra di trovarsi su una strada non buona.7

Per chiunque conosce il Movimento dei Focolari, “una risposta per ogni domanda” è un atteggiamento molto familiare. Sono parole di Papa Francesco dall’Esortazione Apostolica Gaudete et Exultate (marzo 2018). Sono rimasto sorpreso nello scoprire che in questo documento, Papa Francesco parla di Gnosticismo contemporaneo, un tema importante nei suoi insegnamenti, a cui fa spesso riferimento. In Le armate del Papa, usando parole identiche, ho parlato di gnosticismo nel Movimento, soprattutto con riferimento al “Paradiso del ’49” di Lubich. In Gaudete et Exultate Papa Francesco esplora questo problema nei dettagli, scrivendo:

Lo gnosticismo è una delle peggiori ideologie, poiché, mentre esalta indebitamente la conoscenza o una determinata esperienza, considera che la propria visione della realtà sia la perfezione. In tal modo, forse senza accorgersene, questa ideologia si autoalimenta e diventa ancora più cieca. A volte diventa particolarmente ingannevole quando si traveste da spiritualità disincarnata. Infatti, lo gnosticismo «per sua propria natura vuole addomesticare il mistero», sia il mistero di Dio e della sua grazia, sia il mistero della vita degli altri.8

Papa Francesco continua il discorso suggerendo che

un falso profeta, che usa la religione a proprio vantaggio, al servizio delle proprie elucubrazioni psicologiche e mentali. Dio ci supera infinitamente, è sempre una sorpresa e non siamo noi a determinare in quale circostanza storica trovarlo, dal momento che non dipendono da noi il tempo e il luogo e la modalità dell’incontro. Chi vuole tutto chiaro e sicuro pretende di dominare la trascendenza di Dio.9

Il Papa sottolinea che

Noi arriviamo a comprendere in maniera molto povera la verità che riceviamo dal Signore. E con difficoltà ancora maggiore riusciamo ad esprimerla. Perciò non possiamo pretendere che il nostro modo di intenderla ci autorizzi a esercitare un controllo stretto sulla vita degli altri. [...] Frequentemente si verifica una pericolosa confusione: credere che, poiché sappiamo qualcosa o possiamo spiegarlo con una certa logica, già siamo santi, perfetti, migliori della “massa ignorante”.10

Illuminante confrontare quest’ultima affermazione con il modo in cui Chiara Lubich descrisse il “Paradiso del ’49” ai membri interni del Movimento dei Focolari in 1963, che ho citato in Le Armate del Papa:

Abbiamo avuto l’impressione che Dio abbia aperto gli occhi dell’anima al regno di Dio che era in mezzo a noi e abbiamo visto Lui che è in mezzo a noi, il Paradiso che era in mezzo a noi, e in uno scenario così divino, così espressione della Trinità, abbiamo capito tutti quegli anni fa [nel 1949], quale fosse il ruolo di questo Movimento nel suo insieme e il suo ruolo in ognuno di noi nella Chiesa.

Ma ancora più preoccupante e un’intervista che il co-presidente focolarino Jesus Moran ha dato alla rivista italiana dei Dehoniani. In quell’intervista, interrogata a proposito di “alcune domande critiche rispetto alle esperienze mistiche [di Chiara Lubich] [...] soprattutto quelle originarie, della fine degli anni Quaranta” — ovvero, il cosiddetto “Paradiso del 1949”, Moran risponde senza la minima cautela:

Bisogna dire che Chiara ha sempre pensato, e così ce lo ha trasmesso [...] che questa esperienza mistica è costitutiva della mentalità di qualsiasi persona che voglia essere fermento di unità oggi nella Chiesa e nella società – ossia di chi fa proprio il carisma del movimento. Quindi non è un’esperienza mistica di Chiara privata, particolare.11

Anche se non sono teologo, basta essere un cattolico informato per affermare che l’esperienza della Lubich è, senza il minimo dubbio, quella che la Chiesa cattolica definisce una “rivelazione privata” — a meno che si stia pensando di fondare una chiesa nella Chiesa. Secondo L’Esortazione Apostolica di Benedetto XVI del 30 settembre 2010, dopo il Sinodo sulla Parola di Dio, è necessario per la Chiesa

aiutare i fedeli a distinguere bene la Parola di Dio dalle rivelazioni private12

il compito delle quali

non è quello di «migliorare» o di «completare» la Rivelazione definitiva di Cristo.13

Il valore delle rivelazioni private è essenzialmente diverso dall’unica rivelazione pubblica.14

Questo documento dice chiaramente che l’uso di una rivelazione privata non è obbligatorio. A me sembra che Moran dica ben altro delle rivelazioni del “Paradiso del ’49” quando afferma che non si tratta di rivelazioni private! Il mio compaesano C.S. Lewis nei suoi romanzi della serie di Narnia, e Ray Bradbury nei suoi racconti fantasy e di fantascienza, dicono cose più interessanti e certamente più intelligibili, ma non pretendono che il mondo vi presti fede o “le mettano in pratica”, essendo il trampolino da cui avviare rivoluzioni che cambieranno il mondo. Idee del genere segnalano una certa tendenza alla megalomania. William James, psicologo americano e fratello del romanziere Henry James, nel suo classico libro Le varie forme dell’esperienza religiosa, riconosce la possibilità di esperienze mistiche personali ma aggiunge con una certa saggezza che il loro contenuto conta solo per la persona le sperimenta.

Il concetto che il Movimento dei Focolari ha del cosiddetto “carisma” non corrisponde a quello del Nuovo Testamento. San Paolo mostra i carismi come doni di Dio a ogni cristiano, e si tratta di doni che possono essere interpretati da altri cristiani. In un discorso fatto al Concilio Vaticano II nell’ottobre 1963, il Cardinal Suenens ha citato parola per parola alcuni appunti stilati dal teologo e peritus del Concilio, Hans Kung; tali note si basavano sul pensiero di San Paolo e sottolineavano l’importanza dei doni spirituali e la chiamata di tutti, auspicando che la gerarchia prendesse sul serio entrambe le realtà. Nel suo libro La Chiesa (1967), Kung rafforza questo concetto:

I carismi della leadership nelle chiese paoline […] non davano vita a una “classe dirigente”, un’aristocrazia di quelli investiti con lo Spirito che si separavano dalla comunità. Ogni cristiano ha il suo proprio carisma. Ogni cristiano è carismatico.

Nel Movimento dei Focolari c’è solo un carisma: quello di Chiara Lubich. Non c’è posto per altri carismi, né per altri contributi originali. I membri interni del Movimento sono come gli apparatchik dell’Unione Sovietica, il cui compito è di eseguire ciecamente gli ordini e adeguarsi all’ideologia di Lubich per diffondere la sua dottrina e aumentare la sua influenza e il suo potere. C’è un disegno stabilito per ogni aspetto — dal modo di raccontare gli esordi del Movimento (la Storia dell’Ideale) a come raccontare perfino la propria esperienza di scoperta del Movimento: tutte le tappe sono già prescritte. Lungi da quello che diceva San Paolo, ovvero che i cristiani potevano spiegare e interpretare le ispirazioni gli uni degli altri, il carisma di Lubich richiede un’intera università dedicata alla sua “dottrina”, composta da “teologi veri” che hanno “dimestichezza con i testi mistici”.

Alla fine, dall’elezione di Papa Francesco, il Pontefice e il Dicastero dei Laici hanno cominciato a scoprire che l’analisi ne Le armata del Papa dei “nuovi movimenti cattolici“ — Focolari inclusi — non era affatto “roba vecchia”. Poco alla volta, Francesco ha rimproverato i grandi movimenti uno a uno: Neocatecumenali, CL, Movimento dei Focolari. E uno degli aspetti più problematici che il Vaticano ha cominciato ad affrontare — solo molto di recente — è l’uso della parola “carisma” nei confronti di movimenti laici nei riguardi dei fondatori e dopo. Come ho scritto ne Le armate del Papa

Forse l’effetto più problematico di questo nuovo concetto di carisma è che i movimenti si sono permessi completa libertà di azione sotto l’attuale regime del Vaticano, senza alcun controllo o bilanciamento né responsabilità.

Il compianto Bruno Secondin, accademico carmelitano, autore di I nuovi protagonisti, una rassegna dei “nuovi movimenti cattolici”, mi ha detto negli anni Novanta che — a suo parere — l’idea del “carisma del fondatore” di questi movimenti è cominciato verso il 1985. Nel caso dei focolarini, però, io sapevo benissimo che l’espressione “il carisma di Chiara” era già in uso quando mi sono avvicinato al Movimento nel 1967. Più tardi, tutti i movimenti si sarebbero aggrappati a questo riconoscimento. Ma ora, rivolgendosi a CL — e più in generale a tutti i movimenti — il Prefetto del Dicastero per i Laici Cardinal Farrell ha dichiarato:

Il carisma di CL, come i carismi che hanno suscitato la nascita di molteplici realtà aggregative nella Chiesa, ha una dimensione collettiva e comunionale: ha dato origine a una comunità di persone chiamate a vivere e rendere operante quel carisma nella storia.15

-

Ho notato una cosa molto sospetta nell’atteggiamento dei focolarini verso la loro possibilità di sbagliare. Quando è uscito Le armate del Papa nel 1995, Chiara Lubich ha ammesso che il Movimento ha commesso tanti errori. Nel libro-intervista con Michele Zanzucchi, parlando del mio libro, anche Maria Voce ha affermato che il Movimento ha fatto tanti errori. Quando è uscito La setta divina, un annuncio ufficiale del Movimento ha ammesso che sono stati commessi tanti errori. È strano che nessuno dica mai quali siano questi errori. Certo, nessuno si alza al proprio processo per dichiarare “ho commesso un errore” o “ho fatto tanti errori“. Ma chi confessa con sincerità, ha il coraggio di dire chiaramente quali siano gli sbagli commessi. Le tante persone che hanno sofferto abusi nel Movimento hanno il diritto di sentire persone del Movimento confessare in modo esplicito e specifico gli sbagli commessi, compresi gli errori di Chiara Lubich. Anche lei ha ammesso di averne fatti, ma la giustizia esige che vengano nominati dal Movimento stesso.

Nella mia testimonianza in La setta divina ho raccontato di come ho lasciato il Movimento perché ero sicuro che altrimenti mi avrebbe distrutto. Sono sempre stato trasparente con il Movimento del fatto di essere omosessuale. La loro “soluzione” era sempre e solo di “amare Gesù abbandonato”. Quando alla fine questa “soluzione” non mi soddisfaceva più, mi hanno imposto tre alternative: una terapia di conversione, un matrimonio combinato e la castrazione chimica.

Lei pensa che questa forma di abuso spirituale — che violava anche le leggi della chiesa sulla distinzione tra foro interno e foro esterno — e di abusi di ogni tipo, sperimentati da altri — di natura sessuale, psicologica o legati a forme di schiavitù moderna — siano per noi e il Movimento “roba vecchia”? Le assicuro di no. Questi abusi hanno danneggiato le vite di tanti, in maniera diversa e in alcuni casi fatale, e si continuerà a chiedere giustizia alla Chiesa16, alle autorità civili e alle istituzioni internazionali.

La storia dimostra che c’è stato un momento, negli ultimi decenni, in cui i capi del Movimento dei Focolari hanno sperato che l’abuso di minori in Francia — nascosto con tanta cura alla Chiesa e alle autorità civili — fosse “roba vecchia”. Ora sappiamo che ciò non era vero: non si trattava di “roba vecchia” allora, almeno per il Movimento dei Focolari, ma di roba attuale e futura; “roba” che fino a quel momento si era riusciti a tenere nascosta, ma che oggi sta diventando pubblica e sarà costretto ad affrontare, dovendone finalmente rendere conto.

E poi, che dire del fatto che lei mi chiami un autore “di scarso livello”? Invece di esserne offeso, provo pietà per un accademico che si sente costretto a scendere al livello degli insulti. Almeno io non sono sceso a quel livello. “Roba vecchia”, insulti, argomenti ad personam sono gli ultimi rifugi dei disperati. Tra l’altro, il mio commento sul “Paradiso del ’49” non era quello di un teologo ma di un ex focolarino, che ha tutto il diritto di lamentarsi del fatto che bizzarrie del genere ci fossero tenute nascoste — mentre oggi risulta che conterrebbero l’essenza del pensiero di Chiara Lubich; nascoste a persone a cui chiedevano di offrire la vita intera. Questo autore “di scarso livello”, ha almeno il buon senso (una cosa che ho visto spesso mancare tra i focolarini) di non ricambiare gli insulti ma di cercare — in parte, perché avrei potuto dire molto di più — di contestare con esempi concreti la sua espressione “roba vecchia”.

Cordiali saluti,
Gordon Urquhart17

1. Papa Francesco, “Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’assemblea generale del Movimento dei Focolari”, 6.2.2021.
2. Ibidem.
3. Ibidem.
4. Dagli scritti di Chiara Lubich, 2 dicembre 1946 (“L’Unità”), cit. in Judith Maria Povilus, Gesù in mezzo nel pensiero di Chiara Lubich, Città Nuova, Roma 2019, p. 67.
5. Papa Francesco, op. cit..
6. Si veda l’intervista con la psicologa americana Margaret Singer.
7. Papa Francesco, Gaudete et Exultate, marzo 2018, § 41.
8. § 40.
9. § 41.
10. § 43 e 45.
11. Jesus Moran in “Focolari: dopo l’Assemblea generale”, Settimana News, 20.2.2021.
12. Sinodo dei Vescovi, XII assemblea generale ordinaria, p. 47.
13. Catechismo della Chiesa Cattolica, p. I, sez. I, 67.
14. Pubblicazione delle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni, 25.2.1978.
15. Kevin Farrell, Lettera al Presidente delle Fraternità di Comunione e Liberazione Davide Prosperi, 10.6.2022.
16. Pagina Facebook di Oref.
17. Fonte: Il blog di Gordon Urquhart The Pope’s Armada 25.

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