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Il calvario di Dragica Čepar nei Focolari

News pubblicata il 20 settembre 2024 • Testo di Cecilia Sgaravatto e Monique Van Heynsbergen

Il 10 settembre 2024 a Lubiana (Slovenia), durante una conferenza stampa avvenuta nella biblioteca di Prežihov Voranc a Vič, è stato presentato il libro di Dragica Čepar Sledovi luči in teme - Moja kalvarija v Gibanju fokolarov (Tracce di luce e di tenebre - Il mio calvario nel Movimento dei Focolari), edito dalla Casa editrice Iskreni (leggi qui il resoconto di Ludovica Eugenio).

Il libro raccoglie fatti e documenti per denunciare con grande coraggio gli abusi subiti dall’autrice durante il corso di una vita nella comunità di vita consacrata del Movimento dei Focolari1, denominato anche Opera di Maria.

La presentazione è stata moderata da Leon Jagodic, responsabile del programma editoriale dell’Istituto ISKRENI nonché redattore della pubblicazione, e da Federica Tourn, giornalista freelance, che si occupa di religioni, diritti umani, femminismo e in questi ultimi anni ha trattato casi di abusi in seno alla Chiesa. Erano presenti anche alcuni rappresentanti di associazioni e organizzazioni che sostengono le vittime, in particolare le donne, e portano avanti riflessioni e azioni sulle problematiche degli abusi nei movimenti e nelle comunità ecclesiali, come OREF (Organizzazione ex Focolari)2, Laboratorio Re-In-surrezione3 e OIVD (Osservatorio Interreligioso contro le Violenze sulle Donne).4

Nel suo racconto l’autrice parte dalla descrizione del contesto familiare, dal background politico della Jugoslavia socialista, dalle vicende della sua infanzia, che hanno giocato un ruolo cruciale nella sua scelta religiosa, e successivamente descrive la sua vocazione a donarsi a Dio nella consacrazione attraverso il cammino carismatico di Chiara Lubich.5

Dopo la scuola di formazione a Loppiano6, Dragica viene inviata nell’allora Jugoslavia socialista (Spalato e Zagabria, in Croazia, ndr), per vivere la sua avventura divina nel focolare, mantenendo sempre un atteggiamento di docilità e piena disponibilità a incarnare nella sua vita la parola di Dio e il carisma del Movimento dei Focolari. Questo spirito di unità è testimoniato dalla frequente corrispondenza che Dragica intrattiene con la fondatrice e con i suoi superiori, in cui sempre assicura un amore incondizionato verso Gesù, la Beata Vergine Maria e l’Opera. Pronuncia i voti, prima temporanei e poi perpetui, di povertà, castità e obbedienza, ai quali è sempre rimasta fedele.

In virtù del voto di obbedienza si dimostra sempre pronta a rispondere alle richieste di servizio, senza contrapporsi, come è prassi secondo le regole del Movimento. Si reca anche in missione in altri Paesi limitrofi alla Jugoslavia per diffondere l’ideale dell’unità. Anche lei diventa responsabile di una piccola comunità, prima a Zagabria e poi a Spalato, e si accorge di non aver ricevuto, durante la formazione, indicazioni specifiche per questo ruolo.

Pur percependo in alcuni momenti la dissonanza tra quanto le viene richiesto e i valori di giustizia e bene espressi dalla sua coscienza, inizialmente non si rende conto delle criticità di questo sistema, fino a quando viene inviata a Medjugorje dalla stessa Chiara Lubich, per indagare sulle presunte apparizioni della Madonna.

La critica allo stile autoritario

Nell’esperienza di forte spiritualità Dragica sostiene di avere avuto una seconda conversione, in cui sente in modo chiaro di avvertire dalla sua coscienza un ammonimento sull’atteggiamento autoritario che anche lei ha mantenuto nella vita comunitaria, perché imposto dallo stile del Movimento.

La realtà dell’unità, di Gesù in mezzo […] affinché possa essere gradita a Dio, deve essere conseguenza dell’amore e non della costrizione, deve essere conseguenza della decisione libera di ogni individuo e il frutto del suo personale rapporto con Dio, e non il risultato di una perfetta organizzazione o persino di paura. Poiché l’unità che non si basa su questo fondamento non è gradita a Dio, una tale unità assomiglia all’unità comunista7

regime allora vigente in Jugoslavia. Si accorge infatti che le modalità di relazione tra superiori e sottoposti non sono caratterizzate da carità, ma da autoritarismo, per questo sente il bisogno di chiedere perdono alle sue compagne di comunità.

È a questo punto che inizia il suo calvario nel Movimento, quando cioè esprime la sua comprensione interiore, che tuttavia si dimostra dissonante rispetto allo stile adottato da tutti. Inizia così un rapporto di forte tensione tra Dragica e la sua responsabile di zona; la sua corrispondenza con Chiara viene controllata, le sue scelte ostacolate, viene diffamata agli occhi dei dirigenti del Centro dell’Opera. Anche Chiara stessa sembra non dare molta importanza all’esperienza di Dragica e, dopo la condivisione con la fondatrice dei suoi sentimenti in un colloquio, viene disposto per lei di lasciare la zona della Jugoslavia. La nuova destinazione diventa Roma, Centro dell’Opera, per svolgere il lavoro di traduttrice durante i convegni.

Qui si verificherà un altro motivo di contrapposizione, anche a distanza, tra lei e i responsabili della Jugoslavia. I membri del Movimento di nazionalità slovena vorrebbero avere traduzioni nella propria lingua e non in quella croata che per loro è una lingua straniera; queste tuttavia vengono loro negate, nonostante l’80% dei membri della ex Jugoslavia sia di nazionalità slovena. Dragica sostiene questo loro legittimo diritto e anche il diritto all’indipendenza, processo sostenuto dopo il crollo del comunismo, oltre che dai politici, anche da papa Wojtyla, dai vescovi e persino da Chiara. Questo atteggiamento di Dragica non risulta in alcun modo in contrasto con la sua apertura e il suo amore nei confronti di tutti i popoli.

In occasione della Giornata Mondiale dei Giovani a Częstochowa in Polonia nel 1991, Dragica, su richiesta del responsabile dell’incontro, che non sa come salutare ufficialmente i giovani di culture e lingue differenti provenienti dai Balcani in quell’epoca in guerra, consiglia di rivolgere loro il saluto con la denominazione della loro patria e lingua. Per questo consiglio riceverà due schiaffi dalla superiora con la comunicazione immotivata della sua esclusione dall’Ufficio traduzioni. Da lì dovrà sopportare un susseguirsi di umiliazioni, calunnie e prevaricazioni.

Viene costretta ad accettare tutte le decisioni che la riguardano come volontà di Dio, al cambio di mansioni nell’Opera, all’obbligo di terapia psicologica, per testare lo stato della sua salute mentale, alle critiche che vengono mosse nei suoi confronti, fino all’allontanamento dal focolare, senza poter avere mai voce in capitolo. Si trasferisce in altri focolari, fino a essere dimessa, contro la sua volontà, dalla vita consacrata, per presunti problemi mentali e caratteriali.

Con aiuti economici minimi, non adeguati a una vita dignitosa, diffamata e calunniata nel Movimento e nella Chiesa, isolata dalla comunità ed evitata, sola e abbandonata da fratelli e sorelle del cammino comunitario condiviso, Dragica entra in una spirale di depressione e salute cagionevole, ma forte nello spirito, per restare sempre costante nella fede e nella sua vocazione e per affermare fino ad oggi il suo status di consacrata a Dio, che nessuno dovrebbe contestare, senza una valutazione obiettiva che tenga conto anche del suo personale discernimento.

Nonostante l’appoggio esplicito di alcuni vescovi, che dichiarano ufficialmente le sue qualità e le sue virtù, sia l’allora Pontificio Consiglio dei Laici8 che i vertici del Centro dell’Opera, e pure Chiara Lubich, sono contrari a una sua riammissione nel focolare, senza tuttavia esprimere in modo chiaro e trasparente le motivazioni di questa disposizione.

I documenti prodotti, per stabilire le sue dimissioni, vengono però ritenuti illegittimi dal Tribunale Ecclesiastico. Per impedire il suo rientro, i focolarini produrranno su di lei dichiarazioni non veritiere e diffamatorie, e soprattutto la ostacoleranno nella partecipazione alla vita dell’Opera e negli incontri diretti di riconciliazione e di chiarimento.

Il racconto dell’esperienza

Dragica vuole rimanere una focolarina consacrata e fa di tutto per poter dimostrare la sua appartenenza al focolare e, di fronte alla totale inerzia dei dirigenti del Movimento e della Chiesa, decide di denunciare pubblicamente la sua esperienza attraverso una pubblicazione in cui narra l’esperienza della violenza psicologica e il lungo percorso che Dragica ha dovuto vivere per liberarsene; vengono narrati, in un linguaggio semplice e discorsivo, con grande onestà e obiettività, facendo riferimenti costanti alle scritture, richiamate per sottolineare il forte desiderio di rimanere ancorata alla comunione con Dio. Fatti, emozioni e brani delle Scritture si mescolano provocando coinvolgimento e intensa commozione.

L’Autrice invia un messaggio potente di verità e di denuncia dell’ingiustizia senza mai far percepire risentimento o odio nei confronti dei suoi persecutori, nonostante l’isolamento e l’ostracismo a cui è stata sottoposta, sapendo trovare, anche nelle contrapposizioni più dolorose, la forza di perseverare nella sua consacrazione a Dio e di rimanere fedele alla sua coscienza.

I fatti denunciati sono comprovati da lettere e documenti che non lasciano dubbi sulla veridicità degli abusi subiti. Dragica ha infatti conservato tutti questi documenti che, in modo sconvolgente, dimostrano la congiura ordita a suo danno, da cui risulta in modo molto chiaro che c’è stata una consapevole azione di emarginazione e di diffamazione nei suoi confronti insieme a un doloroso muro di omertà e di resistenze da parte dei membri del Movimento, al fine di insabbiare le problematiche che lei ha segnalato negli anni ai dirigenti, che si sono preoccupati di salvare l’immagine dell’Opera, anteponendo il bene dell’istituzione alla persona.

Dalle pagine emergono la complessità delle relazioni di maltrattamento psicologico, così come l’aggressività dei superiori, le caratteristiche della struttura gerarchica del Movimento dei Focolari, gli aspetti relazionali della violenza all’interno dell’esperienza comunitaria e le dinamiche che hanno generato la crisi di coscienza che ha rischiato di distruggere la sua esistenza. L’autrice, grazie alla sua particolare sensibilità, sottolinea la dignità anche dei persecutori, dichiarando più volte la sua scelta di perdono e di compassione per tutti gli attori coinvolti.

Federica Tourn, nella presentazione, ha sottolineato la capacità dell’autrice di raccontare una storia molto dolorosa con sguardo limpido, mantenendo la fede in Dio. Ha messo in evidenza l’origine sistemica degli abusi, causati dall’autoritarismo e dalla struttura gerarchica contro la quale Dragica Čepar ha voluto contrapporsi per mantenersi fedele all’essenza della sua vocazione.

Attraverso una lettera della presidente Margaret Karram e del co-presidente Jesus Moran, il Movimento dei Focolari ha manifestato il suo sostegno a Dragica Čepar, dimostrato anche dalla presenza fisica dei responsabili del Movimento dei Focolari in Slovenia, Silvester Gabršček e Mateja Bobnar e di alcuni membri attivi.

Alla sera, presso l’auditorium della Facoltà di Teologia di Lubiana, si è poi tenuta una conferenza di Federica Tourn, alla presenza di Andrej Saje, vescovo di Novo Mesto nonché presidente della Conferenza episcopale slovena.

La giornalista ha trattato il tema degli abusi, presentando i casi emersi negli ultimi trent’anni e mettendo in evidenza la mancanza di trasparenza della Chiesa e del Vaticano in merito alle richieste di contrasto di questa problematica, con particolare riferimento al caso di Marko Ivan Rupnik, proprio nella sua terra di origine.

Fonte: Adista, n. 33, 28 settembre 2024, pp. 2-4.

1. Movimento ecclesiale riconosciuto dalla Chiesa Cattolica che ha come carisma principale l’unità dei popoli e la realizzazione del Testamento di Gesù espresso in Giovanni 17, 21-23: “[…] perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.”.
2. Il sito di OREF.
3. Re-in-surrezione su Facebook.
4. Il sito dell’Osservatorio Interreligioso contro le Violenze sulle Donne.
5. Chiara Lubich, all’anagrafe Silvia Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 - Rocca di Papa, 14 marzo 2008), è stata una mistica italiana, fondatrice del Movimento dei Focolari. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti come il Premio Templeton per il progresso della religione nel 1977, il Premio Unesco per l’educazione alla pace nel 1996, numerose cittadinanze onorarie da diverse città, sedici lauree ad honorem da parte di università di quattro continenti. Il 27 gennaio 2015 si è aperta la causa di beatificazione e canonizzazione, che, dopo la fase diocesana, sta proseguendo in Vaticano presso il Dicastero delle Cause dei Santi.
6. È la prima cittadella internazionale del Movimento dei Focolari, sorge su 260 ettari di terreno ad ovest del Comune di Figline e Incisa in Val d’Arno, a circa 30 chilometri da Firenze.
7. Dragica Čepar, Sledovi luči in teme - Moja kalvarija v Gibanju fokolarov, Edizioni Iskreni, Ljubljana 2024.
8. È stato un dicastero della Curia Romana, soppresso con motu proprio Sedula Mater di Papa Francesco nel 2016 e sostituito con il Dicastero dei laici, la famiglia e la vita.

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