La fabbrica delle macine da collo
News pubblicata il 9 aprile 2023 • Testo di L’inciampo del carapace
Qualche giorno fa ho ricevuto la notizia che uno dei miei responsabili di quando facevo parte del movimento dei focolari, dopo decenni di insabbiamenti e spostamenti vari di zona e nazioni è stato suo malgrado raggiunto da accuse gravissime di abusi sessuali a danno di minori. Ha riconosciuto e ammesso la colpa e ora sta affrontando le sue responsabilità. Il Vaticano, a quanto pare, con lo spauracchio del commissariamento, sta mettendo il movimento dei focolari davanti ai suoi demoni e lo sta costringendo a fare le “pulizie di Pasqua” (vedi documento appena pubblicato).
Questa persona, nonostante il suo passato di abusatore, ha comunque ricoperto per decenni cariche delicate e importantissime nel governo del movimento dei focolari e la prima cosa che ci si chiede basiti è come questo sia stato possibile. Chi sapeva? Chi ha coperto? Chi in definitiva è diventato quindi complice degli abusi? Quale è stato il ruolo della Lubich in questo scempio? Ci sarebbe davvero tanto materiale per una seria inchiesta giornalistica che aiuti il movimento dei focolari a vivere davvero la trasparenza.
Nella premessa del rapporto appena pubblicato si legge:
È importante ripetere che l’inizio di questo percorso di purificazione e giustizia è partito dalle vittime che hanno coraggiosamente denunciato il crimine subito. È grazie a loro che il Movimento dei Focolari ha potuto iniziare un percorso di progressiva presa di coscienza.
Ci si chiede sgomenti: puoi tu responsabile degli abusatori ringraziare gli abusati di aver denunciato? Suona quasi come una presa per i fondelli. Questa premessa è infatti una ingenua ammissione di colpa da parte del Movimento dei Focolari che smaschera così quasi tre lustri di imbarazzante silenzio-assenso, interrotti appunto solo grazie alla coraggiosa denuncia delle vittime. Da non credere. È un autogol clamoroso a porta vuota.
I problemi e le incongruenze di questa chiara ammissione di colpa sono presenti già nel titolo del report: "Verso una cultura della tutela integrale della persona". Suggerisce un traguardo lontano, difficile da raggiungere, quando invece la tutela integrale della persona non dovrebbe essere una meta ardua cui tendere bensì una premessa irrinunciabile. Fa inoltre sorridere che la commissione indipendente che ha curato questo report è talmente indipendente che in realtà è composta da persone direttamente scelte dalla presidente del movimento dei focolari. No comment.
Se il Movimento intende davvero gestire la questione con la massima trasparenza, occorre pretendere che le ammissioni di responsabilità non siano però generiche: se infatti non si fanno nomi, il rischio è di finire nello schema “tutti colpevoli, nessun colpevole” dove la giustificazione del “così fan tutti” diventa uno stratagemma per assolvere in un colpo solo il sistema e le singole persone responsabili.
Anche solo considerando la mia esperienza nel movimento, le persone responsabili della mia formazione presentavano tutte dei tratti molto problematici; invece di proteggermi da figure incapaci di provvedere un’educazione sentimentale e spirituale degna di questo nome, i vertici dei focolari hanno affidato a costoro incarichi superiori alle loro forze, alle loro risorse emotive e alla loro solidità etica. È questo pressappochismo, questo approccio superficiale da parte del movimento dei focolari e della chiesa che avrebbe dovuto vigilare e non l’ha fatto, a lasciare basiti. È un’impostazione che ha caratterizzato l’accompagnamento spirituale del movimento dei focolari per decenni.
Il mio assistente gen3 mi confessò candidamente di avere tendenze pedofile. Qualche anno dopo, uno dei miei assistenti gen2 venne trovato in possesso di materiale pedopornografico. Uno dei miei insegnanti alla scuola di Loppiano è stato accusato di abusi. Tutti e tre hanno potuto esercitare le proprie mansioni senza subire alcuna sanzione.
Altri responsabili, tra cui un assistente gen2, un capofocolare, il responsabile delle vocazioni della mia zona e uno psicologo, con cui ho avuto a che fare nascondevano la propria omosessualità per mantenere il proprio ruolo, esprimendo talvolta attraverso atteggiamenti fortemente omofobi il proprio disagio per quella repressione. Ho più volte potuto constatare di persona nei focolari in cui sono stato, che il clima di controllo delle coscienze e una costante e latente frustrazione incoraggiavano le più svariate dipendenze – dalla pornografia, all’alcol e agli psicofarmaci. A distanza di tempo nutro sentimenti opposti verso questi focolarini che sono stati miei superiori e responsabili: provo pena per chi, per sopravvivere, ha dovuto ricorrere a questi palliativi; esprimo invece una ferma condanna verso la governance del movimento dei focolari, così superficiale e oppressiva da spingere le persone a trovare rifugio in quelle dipendenze per compensare frustrazione e disagio. I miei educatori avrebbero avuto bisogno di essere esentati da quelle mansioni e aiutati ad affrontare i propri demoni, invece di essere scelti per l’accompagnamento spirituale e ricoprire incarichi che prevedevano ruoli di responsabilità verso persone più giovani. Non si scherza con l’anima delle persone.
A costoro ho confidato la mia vita, le mie fragilità, i miei peccati. So bene che anche ciascuno di loro è stato una vittima di un sistema malato e sono altresì sicuro che comunque ciascuno di questi focolarini ha provato a dare il meglio di sé, pur con esiti discutibili. Il punto dolens resta la governance del movimento dei focolari che ,con la complicità della chiesa, ha affidato loro ruoli di accompagnamento spirituale senza minimamente vigilare sui requisiti necessari per un compito così delicato. La perversione di questo sistema sta quindi proprio nel fatto che le vittime si trovano loro malgrado a ricoprire ruoli in cui rischiano di diventare paradossalmente aguzzini.
Invece l’ultimo di questi miei responsabili che più volte ha tradito la mia fiducia, riferendo le mie confidenze a terzi, era parte del sistema e membro della governance focolarina coresponsabile quindi di questa situazione. Me lo ricordo sempre prodigo di rimproveri, non gliene andava bene una, ti faceva sentire sempre inadeguato, mai al livello che lui pensava tu dovessi essere, in definitiva manchevole sempre di qualcosa che potesse soddisfarlo a pieno e renderlo una volta per tutte felice di te e del tuo operato.
Oggi, alla luce delle accuse di abusi su minori che non è più riuscito più a schivare, riconosco le nevrosi che lo affliggevano e che esternalizzava, ferendo le persone che gli erano state affidate in quanto formatore. Ha ragione Kafka:
L’uomo torturato dai propri diavoli si vendica insensatamente contro il prossimo.
Avendo avuto a che fare con lui, ho vissuto sulla pelle gli effetti di questa forma di abuso, di natura psicologica e spirituale; e non credo ci sia una grande differenza tra chi ti fruga indebitamente nelle mutande e chi lo fa altrettanto indebitamente con la tua anima. Si muore comunque dentro un po’ alla volta. Nel suo caso, era responsabile di entrambi crimini, il che è una misura abbastanza inquietante dell’entità dell’abuso perpetrato.
Mi chiedo quale sia il comune denominatore di tutte queste fragilità, che per tanti, troppi, come ben si può evincere dal rapporto appena pubblicato dal movimento dei focolari, sono sfociate in situazioni di abuso. In appendice ho riportato alcune cifre. Si tratta ahimè solo degli ultimi centimetri della punta dell’iceberg di un report comunque incompleto e che affronta un lasso di tempo esiguo. E in questo vorrei davvero essere smentito, perché a scorrere l’elenco di abusatori e vittime si resta esterrefatti. E proprio questi numeri confermano la mia lista, perché il bubbone è quindi per lo più maschile ed è purulento soprattutto nella vita di consacrazione in focolare. Quindi non sono stato io sfortunato a fare tombola con dei responsabili che mai avrebbero dovuto esser tali. È piuttosto il sistema focolare-maschile, almeno stando al rapporto e alla mia esperienza, che ha un serio problema. L’ho ribadito più volte: la vita di consacrazione in focolare dove si è costretti a vivere 24 ore su 24 con persone che non ci si sceglie volontariamente può diventare troppo facilmente fonte di disagio e frustrazione.
Anche se dal report appena pubblicato sembra che la parte maschile del movimento dei focolari imploda sotto il fenomeno degli abusi su minori non si possono assolvere le focolarine. Se riguardo agli abusi sessuali sui minori sono meno coinvolte non si può dire altrettanto per altre forme di abuso. Nella parte femminile l’abuso spirituale, di coscienza, d’autorità erano prassi consolidate: il pensiero unico, scaturito dall’impostazione di Chiara Lubich, lasciava ben poco spazio alla libertà che ogni individuo deve poter conservare anche vivendo in una comunità religiosa. Le focolarine hanno in questo poco da stare contente. La tentazione sarà ora di tirare il freno sulle riforme, più sostenute e volute dai focolarini. Saranno tentate ancora di più a rifugiarsi nell’ortodossia più spinta. È d’altronde una vecchia malattia di famiglia che ha sempre contrapposto i due rami del movimento dei focolari. Staremo a vedere cosa faranno.
Inutile dire che questa ammissione di colpa da parte del Movimento dei Focolari — spero qualche giornalista più attento gliene chieda prima o poi conto — conferma lo sforzo di denuncia di questo blog e di tutte quelle altre voci che hanno trovato il coraggio e le risorse psicologiche per poter affrontare i propri demoni, chiamarli per nome con la speranza che vengano riconosciuti tali e vengano messi nelle condizioni di non nuocere più.
Mai più.
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