Focolari: la Chiesa doveva vigilare?
News pubblicata il 7 gennaio 2023 • Testo di Marcello De Stefano
Come Chiara Lubich ha più volte ribadito, prima che il Movimento dei Focolari venisse approvato i sospetti della Chiesa erano rivolti soprattutto a tre aspetti:
a) La guida di una donna che aveva al suo seguito anche uomini e religiosi;
b) La comunione dei beni che appariva di matrice marxista;
c) La libera interpretazione del Vangelo, senza la guida di un assistente ecclesiastico, che generava sospetti di protestantesimo.
Il lungo studio da parte della Chiesa, durato circa 20 anni, ha sgombrato il campo da queste perplessità. Riguardo il punto (c) si era appurata la matrice cattolica e quindi il Movimento veniva riconosciuto come associazione ecclesiale. Va detto che all’epoca il Movimento era costituito dai focolarini consacrati e da quelli sposati. Mancavano tutte le altre diramazioni che sarebbero nate più tardi. Quindi la struttura era abbastanza semplice e dunque anche la gerarchia - costituita da un presidente, dei capi zona e dei capi focolare - era evidentemente accettabile.
Le problematiche emerse di recente richiedono ora una revisione della struttura interna del Movimento e dei metodi educativi messi sotto accusa; una revisione che non può non partire dalle origini.
Autodidatti nel Vangelo
Che il Movimento nasca da una autolettura del Vangelo è stato più volte evidenziato da Chiara stessa in molteplici occasioni. Lei stessa racconta che a diciannove anni, piangendo perché non era stata ammessa a studiare Filosofia all’Università (secondo le sue aspettative, le avrebbe meglio fatto conoscere Dio) aveva sentito una voce interiore che le diceva: «Non preoccuparti: ti insegnerò Io chi sono Io».
Così succederà in seguito. La lettura del Vangelo nei rifugi illuminava alcune frasi del Vangelo. Da qui le linee di forza della spiritualità focolarina: l’unità, l’amore reciproco, Gesù nel fratello, Gesù in mezzo… Questi, in fondo, sono stati i contenuti di una vita sperimentata e vissuta che hanno affascinato tutti noi al momento dell’incontro con il Movimento. Tutti noi ci siamo innamorati di questa novità di vita che si spalancava ai nostri occhi e al nostro cuore.
Ma accanto a questa formidabile spiritualità, la lettura del Vangelo si estendeva a tanti altri aspetti, generando convinzioni, modi di fare e comportamenti quanto meno discutibili. Mi soffermo su alcuni aspetti che fin dall’inizio mi avevano scioccato ma che poi ero giunto ad accettare (magari non a condividere) perché - come qualcuno ha detto - si trattava di prendere o lasciare tutto, e noi eravamo troppo giovani per distinguere ciò che andava accettato e ciò che non potevamo accettare. Semplificando:
1) Da dove deriva il fatto che, già nell’esperienza gen, ovvero intorno ai vent’anni, i miei responsabili (a partire dal capogruppo, mio coetaneo, fino all’assistente e al capo focolare) erano autorizzati a dirmi, fin nelle cose pratiche, cosa Dio voleva o non voleva che io facessi?
2) E da quale base del Vangelo deriva il fatto che io, per mettere Dio al primo posto nella mia vita giovanile, dovessi staccarmi dai miei genitori e dalla mia famiglia? Il ritornello veniva ripetuto da tutti e in tutte le salse, fino alla conseguenza estrema. Ridotto in soldoni, scegliere Dio significava staccarsi dalla famiglia per legarsi mani e piedi alla famiglia focolarina.
3) E da quale base del Vangelo deriva l’idea che essere totalitari nella scelta di Dio significhi entrare in focolare? Era un altro ritornello ribadito esplicitamente (o implicitamente) fino a spaventarti delle conseguenze che un eventuale rifiuto avrebbe provocato sia nella tua vita personale («Come il giovane ricco che se ne andò triste...»), sia sociale, con conseguenze che investivano l’intera Umanità («Pensiamo se Maria avesse detto di no: non sarebbe nato Gesù», o ancora «Pensiamo se Chiara avesse detto di no: non sarebbe nato il Movimento»). Alla fine, accettando di entrare in focolare dopo aver superato tutte le mie resistenze in virtù della forza di queste motivazioni, avevo dimostrato che Dio era al primo posto nella mia vita: avevo lasciato la mia famiglia, certo... ma mi ero legato mani e pieni alla nuova famiglia focolarina!
Mi fermo a questi aspetti. Potrei elencarne altri, ma già in questi si manifestano le radici di quegli abusi di potere che sono poi emersi con forza nel tempo. Alla base c’è quella libera interpretazione di alcune frasi del Vangelo che hanno generato metodi educativi e sistemi di comportamento discutibili. Il Movimento non è certamente protestante nella dottrina, ma certo questa libera interpretazione del Vangelo ha comportato delle storture.
La vigilanza della Chiesa
La Chiesa doveva vigilare? Forse, anche se non è stata molto dolce nei confronti del Movimento… E comunque, anche quando ha vigilato (come capitò nei confronti di Padre Pio), ha preso comunque (papi compresi!) delle solenni cantonate.
Errori educativi e teologici
Penso dunque che la questione si riduca a questo: la Chiesa, come l’Opera di Maria, non è certamente un’invenzioni umana. Sono sicuramente iniziative divine, affidate però a mani umane. E gli esseri umani, si sa, non sono perfetti per loro natura; neanche se sono santi, neanche se sono i fondatori.
Gli errori, quindi, vanno individuati e risolti. Non è credibile pensare che non ci siano. Solo risolvendo gli errori educativi derivanti da libere e discutibili interpretazioni del Vangelo - che possiamo definire errori teologici - si può estrapolare la voce autentica di Dio che l’imperfezione umana ha malamente trasformato in metodo educativo. Non importa se siano i singoli a farlo, o i dirigenti del Movimento, o la Chiesa in un suo eventuale intervento: le testimonianze e le denunce corali esigono di andare fino in fondo, fino alla radice da cui hanno preso il via tante storture e tante sofferenze.
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