La spietata abilità di dis-vedere nel Movimento
News pubblicata il 30 novembre 2022 • Testo di Oref
Nel 2009 China Miéville pubblica La città e la città, un romanzo ambientato in due città costruite nello stesso luogo, completamente sovrapposte. Sin dalla prima infanzia, gli abitanti di entrambe sono educati a ignorare le strutture, gli abitanti e i veicoli dell’altra città, seppure condividano, nelle zone intersezionate, gli stessi spazi.
Per vivere nei due luoghi, è fondamentale acquisire la capacità di “dis-vedere” (ossia ignorare) una parte della realtà: tale abitudine mentale viene appresa sin dall’infanzia e la sua infrazione determina in alcuni casi l’intervento della “Violazione”, un’organizzazione con pieni poteri, votata al mantenimento dello status quo con ogni mezzo.
L’esperienza che S. F. ha condiviso con Oref ricorda drammaticamente il romanzo di Miéville: cresciuta in una famiglia di Volontari del Movimento dei Focolari, ha subìto numerosi episodi di violenza e non ha mai trovato alcun sollievo nella sua struttura; pur cercando di contattare Maria Voce, la sua richiesta di aiuto non ha sollevato alcuna reazione:
L’amico a cui avevo affidato la lettera mi ha detto che era stata letta con grande attenzione, ma io non ho mai avuto riscontri. I miei genitori ormai sono anziani e non c’è alcuna speranza che possano rivedere il proprio passato. Ho cercato di fare il possibile per aprire loro gli occhi rispetto alla vita assurda che Chiara Lubich e il Movimento da lei creato li ha costretti a vivere, ma mi hanno sempre opposto sorrisi smaglianti. Un muro di gomma micidiale.
Come nelle due città di China Miéville, per aderire al Movimento e restarci è necessario affinare l’arte del dis-vedere: ignorare violenze, soprusi e abusi di potere in nome della “volontà di Dio”, un tappeto sotto cui si può ammassare qualsiasi cosa; non esiste altro modo per restare nel Movimento dei Focolari e sentirsi a posto con la propria coscienza.
Pur devastata dall’esperienza infantile, S. F. fa appello a un’idea di resistenza comunitaria, coinvolgendo chi aderisce a Oref in un lavoro di cura corale e collettivo:
Un bambino violato sarà un adulto zoppo, sempre. Secondo un proverbio africano, sin troppo citato, “ci vuole un villaggio per crescere un bambino”. L’augurio che faccio a noi tutti è di creare insieme questo villaggio. (leggi tutto)
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