Il fuoco pedofilo sotto la cenere dei Focolari di Chiara Lubich
News pubblicata il 25 luglio 2022 • Testo di Federica Tourn
È il 3 gennaio 2021 e la Rai trasmette in prima serata la fiction L’amore vince tutto sulla figura di Chiara Lubich, la maestra di Trento che sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale decide di consacrarsi all’amore per Dio fondando una comunità ecclesiale di laici cattolici, il movimento dei Focolari. Nessuna ombra nel racconto televisivo, neanche una nota dissonante. Eppure proprio in quei va giorni la società Gcps Consulting incaricata dai vertici del movimento, sta cominciando a investigare sulle denunce di abuso sessuale a carico di Jean-Michel Merlin, un membro con ruoli apicali in Francia e che, con 37 vittime accertate, verrà definito un «abusatore seriale di minori» che ha goduto della copertura del movimento.
Abusi sistematici
Merlin non è l’unico: pur avendo il mandato di occuparsi solo del suo caso specifico, la Gcps Consulting ha ricevuto in meno di un anno molte segnalazioni, tanto da evidenziare nel suo report «situazioni di abuso sistematiche note ai responsabili fin dai primi tempi del movimento, ma che non sono state affrontate e che è probabile continuino tuttora». Non si tratta quindi di casi eclatanti come quello di Rino Foradori, all’epoca presidente della casa editrice del movimento, arrestato nel 2000 per pedopornografia online - scambiava foto di bambini dai 7 agli 11 anni - ma di altre figure simili a Merlin, «carismatiche, idolatrate, considerate intoccabili», che si muovono indisturbate in un regno dell’obbedienza cieca, apparentemente aperto al mondo ma in realtà impermeabile allo sguardo esterno.
Immaginate di vivere in piccole comuni in cui non ci sono giornali e tv, dove la visione dei film viene purgata da ogni riferimento al sesso, dove ogni azione quotidiana viene monitorata ed è vietato leggere libri che non riguardino espressamente la fondatrice, che si fa chiamare "mamma" dai suoi "popi", i seguaci-bambini che hanno annullato la propria personalità per riconoscersi totalmente in lei. Sembra un romanzo distopico ma è la descrizione fatta da chi ne è uscito, molto lontana dall’agiografia della Rai. Secondo i dati ufficiali, i Focolari contano 140.000 membri interni e due milioni di aderenti in 182 paesi; e se il loro cuore appartiene a "Gesù abbandonato", le opere sono tutte rivolte alla gloria molto terrena del movimento, che in quasi 80 anni è cresciuto in cittadelle, ville, terreni e imprese che ne fanno una vera e propria multinazionale della fede. Fondato nel 1943 e approvato dalle gerarchie ecclesiastiche nel 1962 con il nome di Opera di Maria, il movimento dei Focolari è incentrato sugli insegnamenti che Chiara dice di aver ricevuto da Dio tramite visioni in cui si identifica con Cristo: «Ogni anima dei Focolari ha da essere una mia espressione e null’altro», scrive in una lettera del 1950. La volontà di Chiara è la volontà di Dio, che va eseguita senza esitazioni: le critiche non sono previste, l’adesione deve essere totale. Quello che Lubich chiede ai suoi popi è un’idolatria, ben dettagliata nel suo "Paradiso ’49" (testo per soli iniziati, poi fatto sparire dalla circolazione) ma la Chiesa con Paolo VI e Wojtyla abbraccia un movimento ormai forte di appoggi politici importanti e utile leva in funzione anticomunista.
«Chiara diceva che dovevi "tagliarti la testa" per seguirla - spiega Renata Patti - ti plagiava, non avevi più un pensiero tuo». Renata ha passato 40 anni nei Focolari, «adescata quando ero ancora una bambina», racconta oggi.
«Noi ragazze avremmo fatto qual siasi cosa per lei: quando veniva a trovarci correvamo dietro la macchina perché volevamo toccare la sua mano, ci pettinavamo come lei, parlavamo come lei», ricorda.
Il salario sequestrato
A Loppiano (Firenze), frequenta la scuola di formazione per focolarine, poi viene trasferita in Belgio, dove fa voto di castità, povertà e obbedienza: «Lavoravo in un’importante istituzione europea, guadagnavo all’epoca il corrispettivo di 2500 euro e li versavo tutti sul conto del focolare; in tasca avevo appena gli spiccioli per il caffè e dovevo rendere conto anche di quelli.»
In un sistema teocratico piramidale basato sull’autorità "divina" dei capizona, cloni della fondatrice venerata come santa in vita, non stupisce che il movimento sia stato terreno fertile per ogni genere di violenza e, anche, di impunità. Un ex focolarino che preferisce restare anonimo ha denunciato nel 2020 al cardinale Kevin Farrell, prefetto del dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita e responsabile per le comunità ecclesiali, la presenza di un «predatore» pedofilo in un centro del movimento, che però non è stato rimosso o denunciato ma soltanto spostato in un altro focolare, sempre a contatto con i minori. Lo stesso Foradori, come racconta Ferruccio Pinotti nel libro La setta divina, dopo il processo e tre mesi di carcere, vive da vent’anni in Argentina come responsabile editoriale di Ciudad Nueva, il ramo locale della casa editrice focolarina. Altre violenze, dettagliate con nomi e cognomi, sono state segnalate da Renata Patti direttamente al dicastero senza alcun risultato concreto.
Per la Co.Be.Tu, la commissione interna per il Benessere e la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili, i numeri degli abusi sono esigui. «Dal 2014 abbiamo ricevuto circa 40 segnalazioni in tutto il mondo, di cui 12 in Italia - dichiara il coordinatore della Commissione, Oreste Moscatello - Di queste ultime, alla data dell’ultima relazione del 2 settembre 2021, la Commissione ha accertato la verosimiglianza dei fatti segnalati in sei casi, di cui quattro sono stati gestiti nell’anno in corso». È la stessa Co.Be.Tu a svolgere le indagini e, precisa Moscatello, «sarà poi l’organo disciplinare interno ad assumere i provvedimenti nei confronti del responsabile. Quanto alla commissione disciplinare per individuare le responsabilità dei dirigenti del movimento, annunciata a maggio dalla presidente Margaret Karram, si stanno ancora valutando i nomi dei membri che ne faranno parte. Tutto interno all’Ordine, insomma, senza la possibilità di una supervisione indipendente.
Non si tratta - sia chiaro - soltanto di violenze fisiche: nell’Opera l’abuso di coscienza è strutturale. «Su ogni membro veniva stilata una scheda e frequentare le tante riunioni in agenda era un obbligo, pena la riprovazione collettiva - racconta Martina Castagna, che ha fatto parte del movimento per più di vent’anni insieme al marito Guido Licastro - Tutti erano invitati a giudicare se ti eri comportato bene e la sentenza finale era solo del capofocolare: la chiamano l’ora della verità ed è una vera e propria gogna». Fino a due anni fa, la giornata dei focolarini era scandita dal sistema degli "schemetti": ogni sera tutte le "pope" e i "popi" dovevano riempire un foglio dove segnalavano chi avevano incontrato, se avevano ricevuto posta e quale era il contenuto della lettera, oltre a eventuali disturbi fisici, farmaci assunti, e così via.
Poi gli schemetti sono stati vietati dalle autorità vaticane perché «strumento di controllo della vita delle persone». Depressioni e psicosi sono all’ordine del giorno, e anche i suicidi non mancano. Nel 2011 Marisa Baù a Montet, in Svizzera, ma anche Elvio Pisano, che nel 1993 si butta da un terrazzo sotto gli occhi di Guido Licastro. «Ero sconvolto - ricorda Licastro - mi fu ordinato di raccontare che era scivolato. Non si doveva sapere che era stato un suicidio». Da quel momento Guido entra in depressione.
La protesta dei fuoriusciti
Da poco più di un anno alcuni fuoriusciti hanno fondato Oref (Organizzazione ex focolari), un’associazione nata come spazio di ascolto per chi ha subito abusi nel movimento. Anna (nome di fantasia), che da ex focolarina e giurista ha comparato le condotte agli illeciti civili dell’ordinamento italiano, ha riscontrato la presenza di diversi tipi di abuso sanzionabili dalla legge. «C’è l’abuso delle forme di correzione, il mobbing, la mancanza di trasparenza nella gestione patrimoniale, la manipolazione mentale e la violenza privata tipiche delle psico-sette», elenca. «Senza parlare dello sfruttamento del lavoro e dell’obbligo a versare ogni guadagno all’Opera». L’Oref chiede che venga regolamentata la vita delle comunità religiose, in modo che si possa uscirne con la garanzia di una tutela economica. Ma l’ammonimento del papa, durante l’assemblea generale del movimento dell’anno scorso, di guardarsi dal difendere le istituzioni a scapito delle persone perché può portare a coprire forme di abuso, sembra rimasto per ora lettera morta.
Fonte: Domani, 25.7.2022.
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