Testimonianze

Ci vuole un villaggio per crescere un bambino

S.F.

Sono figlia di due Volontari del Movimento dei Focolari, membri molto attivi della prima ora focolarina. Purtroppo la nostra famiglia è stata devastata da tale struttura. I miei genitori girano la regione predicando l’ecumenismo, ma hanno la guerra dentro le mura di casa. Non hanno saputo amare i loro figli, non ci sono riusciti.

L'ho sperimentato fin da piccola, quando ogni cosa - anche la più “cruda” - veniva nascosta e giustificata con la scusa della “volontà di Dio” per darle una verginità nuova. Ma non era (e non è) “volontà di Dio”!

Eravamo una famiglia solo apparentemente normale: tre figli di cui noi due più grandi, io e mio fratello, siamo stati tartassati in modo brutale, fisicamente e psicologicamente; il terzo fratello è stato risparmiato, non sappiamo neanche il perché. Siamo stati sempre picchiati, da epoche che non riusciamo nemmeno a ricordare, e tenuti sotto ricatti psicologici pesantissimi.

Io, ad esempio, ero continuamente accusata di voler provocare la morte di mia madre e di mio fratello, che era la persona a me più cara, a cui mai avrei torto un capello. Non avevo ancora compiuto sei anni. Ogni pomeriggio, al ritorno dal lavoro, mio padre trovava ottimi motivi per picchiarmi, e se non ne trovava con me, si rivolgeva a mio fratello. E io, allora, lo facevo arrabbiare volontariamente per distogliere l'attenzione da lui. Non è eroismo, sia chiaro: fa più male vedere picchiare una persona che ami, piuttosto che essere picchiata. Diceva sempre che lo faceva “per volontà di Dio”, così come diceva che mi picchiava in modo da non lasciare tracce o lividi, “per non darmi la soddisfazione di fare la vittima”.

Ho la testa devastata, soffro di cefalee allucinanti; da un esame specialistico cerebrale è risultato che ho un edema in testa, di cui mia madre ha ammesso di essere al corrente. Per lei era tutto normale. Non si è mai frapposta, e anzi, a tutt’oggi crea tensione tra noi. Ho visto vestitini nuovi, a cui tenevo, sparire nell’immondizia perché macchiati di sangue. Alla faccia della fede, ogni morte in famiglia ci è costata carissima: siamo stati picchiati senza pietà, neanche dipendesse da noi.

Non abbiamo fatto mai vacanze perché la “volontà di Dio” era che i soldi venissero spesi per Mariapoli e incontri del movimento. Il mare non rientrava nella “volontà di Dio”. D’estate non andavamo in vacanza ma a messa sì, andavamo ogni giorno. Le ho prese il giorno della mia prima Comunione e sono stata costretta alla Cresima. Ho un rapporto un po’ contraddittorio con la fede, e forse per questo mia madre ha sempre detto in giro che io sono la croce mandatale dal Padre. Ma se la croce sono io, non potevano salvare almeno mio fratello? Che c’entrava lui?

Potrei citare episodi pesantissimi, di violenza vera e gratuita su due bambini che ancora, a quarant’anni di distanza, si guardano negli occhi senza sapersi spiegare il perché. Le botte si sono placate quando mio fratello, eroicamente, ha affrontato mio padre e gli ha detto che da quel momento (avevamo entrambi più di venti anni) per ogni botta a me, lui ne avrebbe data una a lui, a mio padre. Da quel momento ha smesso. Più tardi, quando ho compiuto trent’anni e avevo un bimbo di un mese, mi ha picchiato di nuovo quando mio fratello non c’era.

Adesso siamo due anime in cammino, che cercano di riscostruire vite forse troppo compromesse; io, che non supero questi mal di testa debilitanti e che i neurologi - data la loro intensità - li definiscono “da suicidio”; mio fratello, che sta perdendo la sua famiglia per la corazza di ferro, impenetrabile, in cui si è chiuso, e che l’ha reso incomprensibile agli occhi della moglie. Per non dare nell’occhio ed attirarsi le botte si è reso invisibile. L'uomo invisibile. Io lo vedo, ed è una bellissima persona, però ci vuole un occhio allenato.

Qualche anno fa, nel 2016, ho scritto una lettera all’allora Presidente del Movimento, Maria Voce, in cui parlavo delle violenze subìte da me e mio fratello, chiedendo una presa di coscienza del Movimento rispetto al clima di violenza che vige in molte delle sue famiglie. L’amico a cui avevo affidato la lettera mi ha detto che era stata letta con grande attenzione, ma io non ho mai avuto riscontri.

I miei genitori ormai sono anziani e non c’è alcuna speranza che possano rivedere il proprio passato. Ho cercato di fare il possibile per aprire loro gli occhi rispetto alla vita assurda che Chiara Lubich e il Movimento da lei creato li ha costretti a vivere, ma mi hanno sempre opposto sorrisi smaglianti. Un muro di gomma micidiale.

Nel mio piccolo, cerco di fare tutto quello che posso per aprire gli occhi su questa realtà allucinante, ma vedo che spesso le persone tendono a non credermi. Ho perso più di un amico per questo, credo anche che a volte le cose si vedano e le persone fingano semplicemente di non vederle.

Non voglio firmare la lettera perché abbiamo figli amatissimi, che devono stare fuori da tutto questo, anche se credo che ogni giorno il passato dei loro genitori influenzi in qualche modo le loro vite. Perché noi, prima di loro, siamo stati bambini senza radici, cresciuti senza sostegno. D’altra parte, non voglio nemmeno che mio padre sia messo alla gogna, perché non lo vorrei per nessuno. Non so se mai potrò perdonare ma la gogna, davvero, non deve esserci mai, per nessuno.

La mia unica preoccupazione è che ciascuno di noi possa guardare con più attenzione ai bambini che hanno intorno, perché i bimbi sono patrimonio di tutti e tutti devono essere sempre tutelati. Un bambino violato sarà un adulto zoppo, sempre. Secondo un proverbio africano, sin troppo citato, “ci vuole un villaggio per crescere un bambino”. L’augurio che ci faccio è di creare insieme questo villaggio.

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