Testimonianze

Un percorso accidentato tra abusi patrimoniali e censure

UNA EX FOCOLARINA

Sono una ex focolarina che alcuni anni fa ha deciso di consacrarsi, abbracciando la vocazione del nubilato laico in seno al Movimento dei Focolari; ciò mi ha portata a dedicarmi totalmente al servizio dell’Opera e del Regno di Dio. Non tutte le persone consacrate continuano a esercitare la propria professione: altre - ed è stato il mio caso - svolgevano (e svolgono) attività lavorative nei Centri del Movimento, realtà note con i nomi di Cittadelle, Centri Mariapoli, Centri zona e Centro dell’Opera.

L’abuso patrimoniale sistematico

Molte testimonianze documentate mettono in evidenza come queste attività professionali, svolte a tempo pieno, vengono considerate dal Movimento attività di volontariato, pur trattandosi a tutti gli effetti di attività lavorative. Configurando come volontariato questo tipo di attività, le focolarine e i focolarini non vengono inquadrati come lavoratori ai sensi delle normative che l’ordinamento giuridico prevede per le attività professionali, pertanto non viene aperta una posizione INPS per la previdenza sociale né INAIL per gli infortuni sul lavoro. Inoltre, le persone consacrate non hanno alcuna possibilità di scegliere liberamente la propria attività professionale: essa viene imposta dal Centro dell’Opera senza nessuna possibilità da parte delle persone interessate di esprimere una preferenza o di seguire il proprio percorso di studi nell’inserimento lavorativo.

Per esperienza diretta e per aver incontrato decine di persone nelle mie condizioni, posso testimoniare che:

• Se una persona consacrata svolge attività di lavoro per il Movimento, essa viene ricompensata solo con vitto e alloggio; non le viene riconosciuto alcun contributo previdenziale a fini pensionistici né è assicurata contro gli infortuni sul lavoro.

• Se una persona consacrata svolge attività professionale con regolare contratto di lavoro - per esempio presso un ufficio, una scuola, ecc. - lo stipendio che ne deriva viene completamente donato al Movimento, senza che la persona possa trattenere alcuna risorsa: tale versamento è obbligatorio.

Ne consegue, ed è il mio caso, che chiunque - per difficoltà personali o per mancata condivisione del percorso - esca dal cammino spirituale del Focolare resta privata di ogni risorsa, avendo dovuto donare tutto al Movimento.

Allontanarsi dal Focolare e dal relativo cammino spirituale proposto significa isolarsi dalle conoscenze e amicizie costruite all’interno, ma anche trovarsi nell’impossibilità di recuperare le risorse donate all’Opera, perchè questo non è previsto dall’organizzazione regolamentata negli statuti. Gli statuti, infatti, non prevedono alcuna modalità specifica di sostentamento per chi si allontana: il supporto economico è temporaneo e prevede una corresponsione di denaro limitata, la cui valutazione è stabilita dai responsabili.

Confrontandomi con altre persone uscite come me dal Movimento, mi sono accorta della assoluta sproporzione tra il sostegno economico proposto e quanto è stato donato negli anni al Movimento; tale dinamica genera situazioni di disagio e di isolamento sociale su cui le testimonianze concordano.

C. mi ha raccontato di aver lavorato in un Centro Mariapoli - in cambio solo di vitto e alloggio - come addetta alle pulizie, in cucina, alla distribuzione dei pasti e alla reception. Non era prevista una copertura INAIL per gli infortuni né INPS per la previdenza sociale. L’orario di lavoro superava le quarantotto ore di lavoro settimanali, che teoricamente sarebbero il massimo consentito dalla normativa. Nei giorni di festa o nelle pause si dovevano svolgere i lavori domestici nel Focolare, quindi di fatto si sentiva del tutto privata di momenti di riposo e di privacy per svolgere attività di svago più rilassanti. Durate le ferie non ha mai avuto la possibilità di scegliere il posto in cui andare, perché era già tutto stabilito: l’unica scelta era quella tra mare e montagna. Anche le visite alle famiglie erano stabilite dalla capofocolare.

M., invece, lavorava in un ufficio pubblico: lo stipendio arrivava regolarmente sul suo conto corrente, ma con un automatismo il giorno successivo veniva trasferito al Movimento dei Focolari per le esigenze dell’organizzazione. Una volta uscita di Focolare, quindi, M. non ha potuto beneficiare di tutti i soldi che aveva guadagnato durante il suo periodo di lavoro.

La censura

Un altro elemento caratteristico della spiritualità del Movimento, che si ritrova regolarmente nelle esperienze raccolte, è la severa limitazione della fruizione di libri, video e nuove tecnologie (televisione, telefono, film, musica, ecc.) da parte dei membri, in particolare per i focolarini e le focolarine consacrate. Non è possibile, infatti, leggere testi diversi da quelli stabiliti dal superiore o ammessi dall’Opera - né per la formazione personale, né per lo svago, né per la meditazione, che è obbligatoria una volta al giorno. La meditazione, infatti, può avvenire solo su testi di Chiara Lubich o su altri scritti spirituali decisi dai superiori, sulla base della loro coerenza con il percorso di formazione proposto dall’Opera.

La formazione prevista per i consacrati, che si svolge a Loppiano per un periodo di due anni, è incentrata solo sulla spiritualità di Chiara Lubich. Non è permessa una valutazione critica della teologia o una libera lettura degli scritti dei Santi della chiesa.

Nel periodo della mia permanenza in focolare, la musica e i film venivano valutati e autorizzati dalla focolarina che si occupava dell’aspetto definito del “violetto”, che si riferiva cioè - nella simbologia dei colori dell’arcobaleno – alla dimensione della comunicazione. Pertanto i film, visti nei pochi momenti di svago in focolare, erano tagliati e censurati nelle scene ritenute scandalose, perché avrebbero potuto intaccare lo stato di purezza dell’anima.

Sapendo che anche i libri venivano vagliati dalla capofocolare per la lettura, ricordo di aver deciso di leggere di nascosto Madame Bovary di Gustave Flaubert, un classico della letteratura che non avevo mai potuto leggere durante il periodo delle scuole superiori e dell’Università, e Storia di un’anima di Santa Teresina. Non guardavamo mai la televisione, tranne il telegiornale, ma solo per i primi quindici minuti: dopo il primo quarto d’ora, ci dicevano, venivano veicolate solo notizie di gossip che non erano utili alla nostra formazione. Una modalità di fruizione della conoscenza del genere produce molte inibizioni e paure, che a distanza di tempo mi appaiono infondate e assurde per delle persone adulte che avrebbero dovuto formarsi uno spirito critico in grado di valutare in autonomia ciò che è buono e ciò che non lo è. Una censura sistematica come quella descritta limitava molto il sapere e la conoscenza che potevamo avere dei fatti di attualità e della cultura, pregiudicando così anche la formazione professionale.

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