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L’arte al guinzaglio e la musica... “strumentale”

News pubblicata il 21 dicembre 2022 • Testo di Oref

Riceviamo e volentieri pubblicamo l’esperienza di Guido Licastro, che del Movimento dei Focolari racconta una dimensione fondamentale: quella musicale e artistica.

Quando incontra il Movimento a diciassette anni, Guido ha una grande passione per la musica e la prospettiva di poterla coniugare con un’esperienza religiosa dai tratti rivoluzionari sembra un sogno, nell’Italia dell’impegno politico post-Sessantotto:

Ero affascinato dal messaggio: parlavano di “rivoluzione d’amore”, vivevamo nell’onda post-sessantottina, io ero sensibile a ciò che era alternativo, rivoluzionario, di sinistra e contro (“contro” era una parola molto usata negli ambienti extraparlamentari…) e questi ragazzi dicevano di essere “controcorrente”... e suonavano! Bingo! Ovviamente, una delle prime cose che feci fu di chiedere se potevo entrare nel complesso Gen.

Ma il sogno è destinato a diventare un incubo. Saper suonare, infatti, non è la caratteristica richiesta per entrare nel complesso. Perché, come presto scoprirà Guido,

all’interno del Movimento non contavano le predisposizioni personali, le caratteristiche peculiari dei singoli: sopra tutto contava il grado di fedeltà al Movimento. [...] Il che, tradotto, vuol dire che le espressioni artistiche hanno un valore se inserite nel solco dell’unità.

L’assoluta irrilevanza dell’arte focolarina si deve al cortissimo guinzaglio che viene imposto a ogni persona che intenda creare nel solco del Movimento.

Perché se da un lato deve essere creativa e appoggiarsi alla personale sensibilità, dall’altro è vincolata a non uscire dal tracciato comune imposto dal “vivere nell’unità”, frenata dalla tensione a gravitare solo intorno a un’idea condivisa e ortodossa.

In particolare, per impedire a ogni persona dotata di estro artistico di imporre la propria visione originale, il Movimento ha messo a punto un metodo di “correzione” utile in tutti gli ambiti in cui si debba sanzionare il libero pensiero; è la reprimenda del “purgatorio”, che nel caso di chi fa musica si esprime nei termini:

Si suona per Dio, non per farsi vedere.

All’interno del Movimento la musica è “strumentale” solo in un senso deteriore, perché sfruttata come strumento per fare proselitismo. Uscendo dal Movimento ormai venticinque anni fa, Guido ha riscoperto la bellezza della (autentica) “musica strumentale”, è sceso a patti con il proprio narcisismo e ha scoperto quanto sia più vasto l’orizzonte di un artista che si è liberato del guinzaglio.

La testimonianza di Guido è disponibile qui.

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