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Chi era Chiara Lubich? Intervista a Ferruccio Pinotti

News pubblicata il 21 novembre 2021 • Testo di Emanuela Provera

Sconosciuto al grande pubblico ma diffuso in 182 Paesi e con 2 milioni di aderenti, il movimento dei Focolari è finalmente oggetto di un’accurata indagine, condotta dal giornalista Ferruccio Pinotti e raccontata nel libro, uscito il 9 novembre, La setta divina. Il Movimento dei Focolari tra misticismo, abusi e potere per Piemme-Mondadori (pp. 487, € 19,90).

«Misticismo e abusi sessuali, opere di carità e sottrazione di beni personali, donazione totale di sé e fanatismo dei metodi, culto della leader carismatica e asservimento delle donne; il sorriso costante indossato come una divisa ma unito a un malessere diffuso»: è lungo l’elenco – con cui viene presentato il libro sul sito di Piemme – delle contraddizioni che emergono nell’organizzazione religiosa fondata nel ’43 da Chiara Lubich, che il movimento vuole santa in tempi brevi. Una figura controversa e una realtà laicale di enorme interesse per tante ragioni: i Focolari sono l’unico movimento cattolico ad avere sin dalla fondazione una leader che può essere solo e soltanto una donna. Una novità di grande importanza, ma declinata in maniera problematica e non rispondente alla richiesta di parità dei generi così urgente nella Chiesa cattolica.

Il movimento dei Focolarini può essere considerato un gigantesco “laboratorio umano”, un imponente esperimento di gestione della psicologia individuale e di massa. Ferruccio Pinotti, giornalista del Corriere della Sera, è noto per aver approfondito questi temi nei libri Opus dei segreta (Rizzoli, con Emanuela Provera), La lobby di Dio su Comunione e Liberazione (Chiarelettere), ma anche Vaticano Massone (Piemme, con Giacomo Galeazzi), Wojtyla segreto (Chiarelettere, con Giacomo Galeazzi), Poteri forti sul caso Calvi-IOR-Ambrosiano (Rizzoli) e Finanza cattolica (Ponte alle Grazie).

Nella prefazione al libro di Pinotti, il sacerdote e canonista francese Pierre Vignon, licenziato nel 2018 dall’incarico di giudice ecclesiastico svolto per 25 anni per aver chiesto le dimissioni del card. Philippe Barbarin, pone al lettore le seguenti domande e invita alla cautela nell’iter di beatificazione della fondatrice: «Chi era veramente Chiara Lubich? Il suo modo di porsi rispetto ai suoi discepoli era corretto? Il suo movimento è riuscito a vivere senza idolatrarla per via dell’ideale che lei gli proponeva? I responsabili della Chiesa gerarchica sono stati sufficientemente saggi nell’affrontare il ciclone da lei creato?». Questa grande inchiesta sul movimento dei Focolari dà voce per la prima volta alle vittime di abusi sessuali, di manipolazioni psicologiche e abusi spirituali, dell’appropriazione sistematica di intere esistenze per i fini di una realtà laicale posta sotto la lente di ingrandimento anche da papa Francesco agli inizi di febbraio e a settembre di quest’anno. Le voci dei “sopravvissuti” a questa drammatica esperienza esistenziale sono ascoltate e raccolte nel loro doloroso vissuto. Un racconto forte, vibrante, accompagnato da un lavoro sistematico di scavo e approfondimento rigoroso.

Emanuela Provera: Pinotti, lei è noto per aver condotto importanti inchieste sui movimenti ecclesiali della Chiesa cattolica. Nello svolgere queste indagini, normalmente non è facile accedere ai documenti e il rapporto con le fonti (i fuoriusciti o i membri che ancora ne fanno parte) richiede molta pazienza e capacità di ascolto. Qual è stata la sua esperienza nel condurre l’inchiesta sul movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich, di cui si è già conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione? Quali le eventuali difficoltà?

Ferruccio Pinotti: «Si è trattato di un’inchiesta molto complessa e delicata, partita dagli stimoli ricevuti da alcuni ex focolarini che hanno vissuto esperienze drammatiche. Inizialmente li ho ascoltati con una certa cautela poi ho iniziato a documentarmi a fondo e ho potuto constatare anche da testimonianze estere che il loro vissuto non era isolato e che anzi rispecchiava una realtà più ampia. Allora ho deciso di interessarmene e di andare a fondo, senza alcun spirito pregiudiziale né di antipatia precostituita per il movimento, che sicuramente vanta tra i suoi membri persone degnissime e ricche di una profonda fede cattolica. Raccogliere il loro vissuto in maniera fedele e rispettosa è stata l’impresa più difficile, anche perché molte di queste persone hanno ancora paura e non tutte se la sono sentita di esporre la propria identità.»

EP: La condizione della donna nella Chiesa cattolica è un tema praticamente inesplorato; il suo ruolo subordinato e di servizio all’uomo è solo denunciato da qualche associazione. L’istituzione, d’altro canto, sembra sorda e poco disposta a concedere un riconoscimento significativo alla leadership femminile. Qual è la condizione della donna nel movimento fondato da Chiara Lubich? Il fatto che la spiritualità dell’Opera di Maria sia stata forgiata da una fondatrice donna è servito a smarcare il movimento da una struttura patriarcale quale quella della Chiesa cattolica, di cui è emanazione?

FP: «Questa è la domanda centrale, in quanto il movimento dei Focolarini è stato fondato nel ’43 da una donna dotata di un fortissimo carisma, Chiara Lubich, e può essere guidato solo e soltanto da una donna: questa che dovrebbe essere una novità di enorme importanza nella Chiesa e nelle sue realtà ecclesiali si traduce paradossalmente in una realtà nella quale la donna è particolarmente vessata, sottomessa, ridotta in condizioni di annullamento della propria personalità, al fine di servire gli scopi di crescita ed espansione del movimento a livello nazionale e internazionale. I racconti di molte ex focolarine evidenziano una condizione che dopo l’iniziale entusiasmo le porta spesso alla disperazione, alla depressione, alla catatonia, persino al suicidio, o comunque a forme di autoeliminazione. Io credo, come ha sottolineato severamente il papa nel febbraio 2021 e anche a settembre, che questo tipo di abusi – pure se forse nascono originariamente da buone intenzioni – vadano fermati, riconosciuti e riparati adeguatamente da una profonda autocritica oltreché da adeguati risarcimenti morali e materiali.»

EP: Come per ogni nuova esperienza associativa, anche per comprendere la spiritualità dei focolarini, vissuta da migliaia di «pope» e «popi» in tutto il mondo, è utile studiare la storia degli inizi, di quando cioè ancora prima di ogni riconoscimento formale e giuridico, il Movimento era un fenomeno spontaneo condiviso da poche giovani ragazze nella zona di Trento. Il lessico utilizzato dalla Lubich nella formazione delle prime seguaci era: o l’unità o la morte, sublimazione, soldato. “Crociata dell’unità” fu il primo nome del movimento, dolore come materia prima dell’amore... In che modo questo linguaggio può aver influito sulla linea teologica e ascetica dell’Opera di Maria?

FP: «Chiara Lubich pochi anni dopo la fondazione concepì il famoso Paradiso ’49, una serie di rivelazioni private che sono divenuti il fondamento della “teologia” del movimento. In esse viene esposto l’ideale dell’unità che però si traduce nelle parole stesse della Lubich in annullamento della persona, fedeltà cieca, distruzione dei sogni e delle aspirazioni individuali, umiliazione delle propensioni professionali e del desiderio di cultura, dedizione smodata al movimento che conduce a profondo malessere, a una somatizzazione progressiva dei disturbi e, come si è detto, a depressioni e suicidi. Non a caso il Paradiso del ’49 è stato a lungo tenuto nascosto e quello che allora si chiamava Santo Uffizio (l’attuale Congregazione per la Dottrina della Fede, ndr) ha posto sotto processo la fondatri ce del movimento per sospetta eresia. È stato solo grazie all’appoggio di papa Montini, stretto congiunto della più fedele amica della Lubich, Eli Folonari, che il movimento ha ricevuto l’approvazione ufficiale. Un altro grande aiuto è provenuto in seguito da Giovanni Paolo II, che vedeva in questi movimenti integralisti un forte appoggio al suo papato e alla sua visione polacca e integralista del cattolicesimo militante, spesso in chiave anticomunista.»

EP: I nomignoli di «pope» e «popi» utilizzati, su proposta della Lubich, per chiamare i fedeli interni al movimento, danno l’idea di una infantilizzazione come preludio alla manipolazione e alla prevaricazione. È un gergo ancora utilizzato dai focolarini?

FP: «Sì, questo lessico ancora in uso denota il desiderio di infantilizzare i membri del movimento che peraltro vengono captati in giovanissima età, anche a 10-11 anni, cosa di per sé inaccettabile, e tenuti in una condizione di mancata evoluzione psicologica umana e professionale: non a caso una delle frasi preferite della fondatrice era che i libri vanno buttati in soffitta e che «bisogna tagliarsi la testa». Anche la pratica degli “schemetti”, dei questionari in stile Stasi che venivano fatti compilare giornalmente ai membri e che è stata interrotta solo nel 2020 per ordine del cardinale Kevin Farrell del dicastero dei laici, configuravano una pesante invasione della sfera privata. Sono aspetti che ai tempi di oggi risultano inaccettabili e che devono certamente cessare.»

EP: Anche il movimento dei Focolari è stato colpito dallo scandalo della violenza sessuale; i fatti compiuti a partire dagli anni Settanta e oggetto di una documentata indagine pubblicata nel 2020 da Les Jours hanno rivelato abusi sistematici compiuti da un focolarino laico francese, Jean-Michel Merlin, su una trentina di bambini e ragazzi. In Italia però, già nel 2000, fu arrestato Rino Foradori, presidente della cooperativa di distribuzione di Città Nuova Roma (giornale del movimento dei Focolari); durante la perquisizione nell’abitazione dei focolarini con cui Foradori viveva, furono sequestrati 37 floppy disk contenenti immagini di bambini (7-10 anni) nudi o durante rapporti sessuali con adulti. Sembrano lontani i giorni in cui Igino Giordani, cofondatore con Chiara Lubich, dell’Opera di Maria, scriveva: «La prima nota che io scopersi, nel 1948, delle focolarine, sotto l’azione di Chiara, fu la purezza». A suo parere che cosa può aver favorito la diffusione di una prassi abusante nei movimenti?

FP: «Una delle principali vittime del caso Merlin, ovvero Christophe Renaudin, ha concesso a me e al mio collaboratore Stefano Mazzola una serie di interviste esclusive in cui racconta gli abusi vissuti da parte del focolarino consacrato e che hanno riguardato anche molte altre vittime. Su questo tema è stata aperta una inchiesta affidata dal movimento stesso a una società inglese, GCPS Consulting, che dovrebbe rendere noti i propri risultati a fine anno.
Il caso Merlin non è l’unico: in Italia c’è stata la vicenda di Rino Foradori che subito dopo lo scoppio dell’inchiesta nel 2010 si è trasferito in Argentina dove opera tuttora presso la casa editrice Ciudad Nueva del movimento. Io e Mazzola siamo riusciti a raggiungerlo e lui ha ammesso candidamente di lavorare in questa realtà dei Focolari. Si può quindi affermare che in qualche modo sia stato coperto e che non sia stato veramente allontanato. Anche altre vicende testimoniano la gravità del problema e il copresidente stesso del movimento don Jesus Moran ha affermato, in un’intervista rilasciatami per il Corriere della Sera, che «passa il 60% del suo tempo a occuparsi di casi di abusi di vario tipo non solo sessuali ma anche di potere, psicologici e umani». Lo stesso papa ha fatto riferimento al problema due volte, quindi c’è forte attesa per capire cosa deciderà di fare in merito la nuova presidentessa Margaret Karram eletta nel gennaio 2021.»

EP: Nei casi di abuso sessuale è prassi consolidata provvedere al rinnovamento delle figure dirigenti; dopo la notizia delle violenze compiute nel movimento dei Focolari in Francia, due dei suoi responsabili, insieme a Henri-Louis Roche, corresponsabile per l’Europa occidentale, si sono dimessi immediatamente. Al posto dei primi due sono stati recentemente nominati Isabelle de Moffarts, avvocatessa belga e Fabio Bertagnin, ingegnere di origine italiana. Ma la prima tappa nel cambiamento dei vertici è avvenuta lo scorso febbraio con la nomina dell’israeliana Margaret Karram alla guida del movimento. Il problema degli abusi nelle organizzazioni religiose si risolve sostituendo le persone? Penso per esempio all’abitudine consolidata dell’abuso spirituale e di violazione della coscienza contro cui papa Francesco sta adottando provvedimenti restrittivi, nelle associazioni internazionali di fedeli. Il contenimento della prassi abusante è una questione “normativa” o “culturale”?

FP: «Io credo che si tratti in primo luogo di una questione culturale nel senso che per troppo tempo, come testimonia il libro Giustizia divina, a sacerdoti e laici consacrati sono state concesse troppe protezioni da parte del Vaticano e delle strutture ecclesiastiche. È giunto il tempo di un’aperta collaborazione con le autorità giudiziarie nazionali. La Ciase, ovvero la Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa in Francia, ha recentemente diffuso un rapporto choc che parla, solo per quel Paese, di 216.000 abusi. La stessa commissione si è occupata anche degli abusi all’interno dei Focolari e io sono entrato in possesso di un documento riservato in cui i vertici dei Focolari fanno importanti ammissioni di responsabilità.»

EP: Due uomini, Igino Giordani e don Pasquale Foresi, cofondatori con Chiara Lubich, hanno contributo alla nascita e allo sviluppo dell’Opera di Maria nel mondo. Del primo è stato documentato che ebbe un matrimonio tormentato con Mya Salvati, la quale soffrì moltissimo il coinvolgimento del marito nel movimento; del secondo si sa che soffrì di una forte depressione con l’avanzare degli anni. Cos’altro è emerso dalla sua in chiesta sul ruolo svolto dai cofondatori?

FP: «Queste due figure, fortemente celebrate dal movimento – tanto che sono sepolti insieme a Chiara Lubich nella cappella privata della sede centrale a Rocca di Papa – sono anche loro tutte da studiare… Diversi testimoni ci hanno raccontato che il rapporto esclusivo tra Igino Giordani e Chiara Lubich fosse fonte di grande sofferenza per la moglie. In molte pagine del Paradiso ’49 si rinvengono dei passaggi che testimoniano come l’affetto tra i due – lei chiamava Giordani “Foco” – avesse delle caratteristiche di sublimazione di un sentimento molto più profondo. Controversa anche la figura di don Foresi, un giovane sacerdote dal passato complesso che nonostante la sua fragilità venne assunto come teologo del movimento, ma che, stando a una testimonianza di un ex focolarino consacrato, soffriva di gravi disturbi psichici che ne minarono per decenni la salute. La stessa Lubich fu oggetto di periodici ricoveri in una clinica svizzera.
Raccontare tutto questo non significa infangare il movimento e i suoi fondatori, ai quali va tributato rispetto e comprensione per le difficoltà incontrate, ma riconoscere la complessità di una storia che deve tramutarsi in azioni del presente tese ad evitare abusi e manipolazioni che certamente nuocciono al movimento stesso. Resta poi il tema, enorme, della condizione della donna, che paradossalmente in un movimento a esclusiva guida femminile, è ridotta in condizioni di asservimento persino peggiore di quelle di altre realtà integraliste cattoliche.»

EP: Lei ha avuto modo di incontrare e intervistare per il Corriere la nuova presidentessa Margaret Karram, oltre al presidente Jesus Moran. Che impressione ne ha ricavato?

FP: «La presidentessa Karram mi è parsa una persona estremamente intelligente, colta e preparata, con una solida formazione internazionale e aperta al dialogo. L’ho sentita sinceramente intenzionata a porre fine al nodo degli abusi e delle manipolazioni, intenzione ribadita anche da don Moran. Speriamo che alle intenzioni seguano fatti concreti, ma anche una riforma più ampia del movimento che soddisfi le richieste di apertura e sinodalità poste da papa Francesco.»1

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